Appunto di Stefano Rodota'
1. La ripresa dell'attivita' dei Comitati dovrebbe muovere dalle premesse seguenti:
- l'attivita' dei Comitati e' stata sicuramente di grande rilievo per bloccare i tentativi estremi di sostanziale eliminazione delle Costituzione;
- bisogna fare i conti con la realta' rappresentata dal prossimo avvio dei lavori della Commissione bicamerale;
- i tentativi di stravolgimento del testo costituzionale sono ripresi soprattutto con le proposte relative alla disciplina dei rapporti economici;
- e' indispensabile riproporre in modo dinamico logica e principi della Costituzione;
- la fase di attivita' che si apre potrebbe essere sintetizzata con la formula "per una cultura costituzionale".
2) Questa consapevolezza culturale e' tanto piu' necessaria in quanto stiamo assistendo ad un appannamento
dell'idea stessa di Costituzione, non piu' intesa come forte e stabile riferimento civile; ad una sua considerazione,
quindi, quasi come una legge tra le altre, sempre bisognosa di "aggiornamento", non diro' di adeguamento alle
logiche delle maggioranze del momento; ad una sua riduzione a documento regionale e puramente
procedurale. Il "riduzionismo costituzionale" si muove seguendo tre direttrici: Abbandono di un modello
costituzionale fondato su valori e principi forti, in grado di fornire un quadro di riferimento all'azione dei poteri
pubblici; considerazione delle costituzioni nazionali come documenti puramente regionali, sovrastati dall'insieme
dei testi che prefigurano una costituzione europea, come una lettura del Trattato di Maastricht che dovrebbe
portare alla scomparsa nelle costituzioni degli stati di tutto quello che non e' riconducibile alla logica di mercato;
definizione piu' minuziosa delle regole di comportamento delle strutture pubbliche, con costituzioni che
diverrebbero "lunghissime", ma perderebbero proprio la peculiarita' che la "lunghezza" aveva loro attribuito nella
prima meta' di questo secolo, l'essere il luogo dove si indicavano i principi fondativi dell'organizzazione sociale e i
criteri ricostruttivi dell'ordine giuridico.
Nascono a questo punto due domande. Che cosa deve essere una Costituzione? Un testo destinato a scavalcare le
contingenze, o condannato a registrare ogni mutamento delle stagioni della politica dell'economia? E cosa
dev'essere l'imminente revisione costituzionale? Lo sviluppo della logica profonda della Costituzione del 1948 o il
suo abbandono?
Quest'ultimo interrogativo ci porta al cuore della discussione attuale, e delle stesse regole che dovrebbero
disciplinare il lavoro della Commissione bicamerale, prima tra tutte quella che esclude interventi sulla prima parte
della Costituzione. Ma questa indicazione, per un verso, rischia di divenire puramente nominalistica se, poi, la
revisione si ispira a principi sostanzialmente diversi da quelli contenuti nella prima parte; e, per altro verso, e' ormai
revocata in dubbio dai molti che chiedono una riscrittura integrale del testo costituzionale o, almeno, di quelle sue
parti definibili come "costituzione economica" (secondo una linea che, avviata nella seconda meta' degli anni '80,
vede proposte in questo senso della Confindustria, del "Gruppo di Milano", della "Costituzione di Genova" della
Lega Nord e, piu' recentemente, del Presidente della Fiat e di studiosi come Sabino Cassese e Alessandro Quadrio
Curzio.
Sull'insieme di questi temi e' indispensabile una iniziativa molto netta dei Comitati, che chiarisca anche il senso e la
portata dei vincoli europei, ricordando come le corti costituzionali italiana e tedesca abbiano con chiarezza indicato
come quei vincoli non possano contraddire i principi fondativi delle costituzioni nazionali. Peraltro, accettare
ipotesi volte a riscrivere le stesse norme iniziali della costituzione in una chiave "di mercato" implica un abbandono
di una delle linee forti dell'impianto costituzionale, che e' appunto quella della separazione tra diritti di liberta' e
rapporti economici. Il tema "Costituzione e mercato" deve fare oggetto di una rapida e argomentata presa di
posizione dei Comitati.
3. I Comitati devono anche muoversi con decisione sulla linea dello sviluppo delle logiche profonde della
Costituzione (anche per reagire alla critica di chi imputa loro un atteggiamento del tutto statico e conservatore).
Indico qui di seguito due possibili ipotesi di lavoro.
La prima riguarda la dimensione internazionale. Le limitazioni di sovranita' sono strettamente condizionate
dall'obiettivo del rafforzamento della pace e, conseguentemente, dal mantenimento e dal rafforzamento delle
condizioni della democrazia. Questo implica una azione decisa per quanto riguarda la riforma dell'ONU o la messa a
punto di quelle altre forme istituzionali che possano assicurare il governo democratico e pacifico del mondo. E, per
quanto riguarda l'Unione europea, richiede non solo una netta presa di posizione a favore di una revisione del
trattato che faccia fare veri passi verso una democrazia delle istituzioni comunitarie, ma la netta ripresa del tema
della Costituzione europea.
4. Sempre nell'ambito del rilancio delle idee forza della Costituzione, e' indispensabile affrontare la questione del
riferimento al lavoro, e del senso che questo assume nella trama costituzionale complessiva. proprio questa
valutazione d'insieme induce a porre l'accento sul "reddito di cittadinanza": un tema che, in tempi recentissimi, e'
tornato ad attirare l'attenzione di diversi studiosi, del quale devono essere seriamente valutate finalita' e
implicazioni, ma che rappresenta sicuramente un modo radicale di porre la questione dei rapporti tra Stato e
cittadino.
Si va cosi' alla radice dei valori costituzionali, e delle stesse precondizioni della democrazia, reagendo ad una loro
riduzione a dati puramente formali e ponendo la questione dei diritti sociali al di la' dell'ingannevole impostazione
che li colloca unicamente nel quadro della crisi del Welfare-State. I Comitati, in questo modo, possono presentarsi
come il luogo per l'elaborazione di un programma di democrazia integrale ed esigente, mettendo in luce la forte
carica di "eccedenza programmatica" che la Costituzione porta ancora con se'.
5. Impostare l'attivita' in questa maniera non significa affatto trascurare il modo in cui e' nata la Commissione
bicamerale e il lavoro che questa svolgera'. Dovra' essere soprattutto tenuta viva la critica allo sbocco dell'attivita'
della Commissione, e dunque si dovra' continuare ad insistere sull'inammissibilita' del referendum unico,
sollecitando il controllo di costituzionalita'.
Manifesto, invece, i miei dubbi rispetto all'ipotesi di prendere l'iniziativa di un referendum qualora la legge
costituzionale istitutiva della Commissione non dovesse essere approvata con la maggioranza dei due terzi. Temo,
infatti, che non si bloccherebbe la procedure di revisione, ma si darebbe un contributo alle forze che continuano ad
insistere per l'assemblea costituente.
Per quanto riguarda il merito, credo che le passate prese di posizione dei Comitati gia' consentano la individuazione
di una linea chiara, ostile ad ogni suggestione plebiscitaria, ferma sul ruolo parlamentare, attenta a che eventuali
interventi sul sistema dei controlli abbiano come unico obiettivo quello di evitare le distorsioni derivanti
dall'adozione del sistema elettorale maggioritario. Questo implichera' un attento e continuo controllo critico delle
proposte che saranno presentate dalle diverse forze politiche e delle ipotesi che emergeranno durante i lavori della
Commissione.
Proprio per assicurare questa presenza continua dei Comitati ed un controllo quasi "in tempo reale", penso alla
costituzione di un ristretto gruppo di studiosi che, assistiti da una leggerissima segreteria e lavorando grazie al fax,
possa produrre pareri su ogni questione, da rendere immediatamente pubblici. Butto qui, senza nessuna pretesa,
alcuni nomi, cercando di andare un po' oltre la cerchia di quelli gia' impegnati: Umberto Allegretti, Enzo Balboni,
Mario Dogliani, Luigi Ferrajoli, Gianni Ferrara, Giorgio Ghezzi, Massimo Luciani, Alessandro Pace, Ugo Spagnoli.