Proposta di astensione
Caro Franco,
ho letto il tuo testo e, se concordo su molti concetti da te
esposti, non concordo con la conclusione "astensoria".
FR> A livello di proposta, infatti, un Parlamento maggioritario
sarà sempre contrassegnato dall'assenza del pensiero, dell'azione
propositiva e di emendamento della somma degli interessi
convergenti delle minoranze non presenti in Parlamento che,
per assurdo, potrebbero invece essere maggioranza nel
paese reale (5 minoranze al 10% non ottengono deputati
contro una sola minoranza meglio organizzata al 30%).
E questo fa sì che di fronte alle uniche
opzioni offerte dagli interessi di parte della maggioranza
parlamentare, e nell'assenza della somma degli interessi comuni
delle minoranze non rappresentate, venga considerato normale,
fisiologico, scegliere il meno peggio di quello che passa il convento.
Anche perché, nei cittadini è forte la consapevolezza che un NO
al referendum confermativo implicherebbe la sospensione dei
processi di riforma a data da destinarsi, a cioè quando gli
interessi di parte della maggioranza parlamentare riterranno
opportuno riproporre la questione. E di fronte a questa
eventualità, è forte il rischio che molti "mezzi SÌ" diventino
fatalmente dei SÌ pieni.
In altre parole, di fronte al solito ricatto "o ti prendi
questa minestra o ti butti dalla finestra, spesso non rimane
altra scelta che rispondere come si è
risposto a molti degli ultimi referendum che si sono svolti
nel nostro paese: "vada come vada, purché si cambi!"
Il termine del contendere finale e' che di fronte al compromesso, pur insoddisfacente, i cittadini votino si' pur di cambiare qualcosa.
Una cittadinanza matura invece, se non gradisce l'insieme della
riforma o della legge da votare con referendum deve votare NO.
Quante volte qui in Svizzera e' stata rifiutata l'IVA,
l'adesione all'ONU od alre cose solo perche' nell'insieme
della materia presentata la bilancia non pendeva dalla
parte giusta. Il legislativo ha rifatto il testo e nel
giro di pochi anni il tutto e' stato approvato positivamente.
Senza traumi.
Per raggiungere tale maturita' si deve far si che il
cittadino/elettore/contribuente possa valutare senza
vincoli ideologici e senza il pericolo che un NO blocchi
il processo riformatore.
Il NO popolare significa solo che il lavoro fatto dal
legislativo non piace. Non va bene.
Ad esempio, di fronte ad un referendum sul federalismo, se
la proposta fosse insufficiente occorre votare NO. Votare
SI equivale a darsi la zappa sui piedi.
Se pero' qualcuno cerca di dire che il NO e' un NO al federalismo
in quanto tale allora carica il voto di contenuti ideologici
e tutto va a rotoli.
Se volessi rompere questo circolo vizioso non credo che l'astensione sarebbe utile. Anzi perpetua la tendenza di chi non si astiene a premiare il meno peggio.
Una proposta utile invece e' quella del referendum con variante.
In cosa consiste:
In caso di divergenza su alcuni temi, il legislativo prepara
due testi di legge, la variante A e la variante B.
In realta' la variante e' solo su certi articoli, ma il
concetto spero sia chiaro.
Invece di cercare il compromesso su una ipotetica e deleteria
soluzione C, si chiede al cittadino di scegliere durante
il referendum quale variante debba essere adotta.
Non solo la legge passa se il referendum supera il 50% di SI'
ma passa la variante che prende piu' voti:
Se la variante A prende il 56% e quella B il 70%, si adottera'
la variante B.
Questo si' che e' un modo per abituare il cittadino a scegliere
il meglio, non il meno peggio!
Ma forse e' troppo semplice per un paese in cui l' Ufficio Complicazione Affari Semplici (il famigerato UCAS) e' sempre al lavoro per complicarci la vita.
Con la massima stima
Francesco Forti (Svizzera Italiana)
Sito di documentazione sul Federalismo
http://rost.trevano.ch/~forti/
Indice Interventi (solo testo)