Gli interventi di "Riforme istituzionali"

N° 84 - 20/02/97
Francesco Paolo Forti

Proposta di astensione

Caro Franco,
ho letto il tuo testo e, se concordo su molti concetti da te esposti, non concordo con la conclusione "astensoria".

FR> A livello di proposta, infatti, un Parlamento maggioritario sarà sempre contrassegnato dall'assenza del pensiero, dell'azione propositiva e di emendamento della somma degli interessi convergenti delle minoranze non presenti in Parlamento che, per assurdo, potrebbero invece essere maggioranza nel paese reale (5 minoranze al 10% non ottengono deputati contro una sola minoranza meglio organizzata al 30%). E questo fa sì che di fronte alle uniche opzioni offerte dagli interessi di parte della maggioranza parlamentare, e nell'assenza della somma degli interessi comuni delle minoranze non rappresentate, venga considerato normale, fisiologico, scegliere il meno peggio di quello che passa il convento. Anche perché, nei cittadini è forte la consapevolezza che un NO al referendum confermativo implicherebbe la sospensione dei processi di riforma a data da destinarsi, a cioè quando gli interessi di parte della maggioranza parlamentare riterranno opportuno riproporre la questione. E di fronte a questa eventualità, è forte il rischio che molti "mezzi SÌ" diventino fatalmente dei SÌ pieni.
In altre parole, di fronte al solito ricatto "o ti prendi questa minestra o ti butti dalla finestra, spesso non rimane altra scelta che rispondere come si è risposto a molti degli ultimi referendum che si sono svolti nel nostro paese: "vada come vada, purché si cambi!"

Il termine del contendere finale e' che di fronte al compromesso, pur insoddisfacente, i cittadini votino si' pur di cambiare qualcosa.

Una cittadinanza matura invece, se non gradisce l'insieme della riforma o della legge da votare con referendum deve votare NO. Quante volte qui in Svizzera e' stata rifiutata l'IVA, l'adesione all'ONU od alre cose solo perche' nell'insieme della materia presentata la bilancia non pendeva dalla parte giusta. Il legislativo ha rifatto il testo e nel giro di pochi anni il tutto e' stato approvato positivamente.
Senza traumi.

Per raggiungere tale maturita' si deve far si che il cittadino/elettore/contribuente possa valutare senza vincoli ideologici e senza il pericolo che un NO blocchi il processo riformatore.
Il NO popolare significa solo che il lavoro fatto dal legislativo non piace. Non va bene.
Ad esempio, di fronte ad un referendum sul federalismo, se la proposta fosse insufficiente occorre votare NO. Votare SI equivale a darsi la zappa sui piedi.
Se pero' qualcuno cerca di dire che il NO e' un NO al federalismo in quanto tale allora carica il voto di contenuti ideologici e tutto va a rotoli.

Se volessi rompere questo circolo vizioso non credo che l'astensione sarebbe utile. Anzi perpetua la tendenza di chi non si astiene a premiare il meno peggio.

Una proposta utile invece e' quella del referendum con variante.

In cosa consiste:
In caso di divergenza su alcuni temi, il legislativo prepara due testi di legge, la variante A e la variante B.
In realta' la variante e' solo su certi articoli, ma il concetto spero sia chiaro.
Invece di cercare il compromesso su una ipotetica e deleteria soluzione C, si chiede al cittadino di scegliere durante il referendum quale variante debba essere adotta.

Non solo la legge passa se il referendum supera il 50% di SI' ma passa la variante che prende piu' voti:
Se la variante A prende il 56% e quella B il 70%, si adottera' la variante B.

Questo si' che e' un modo per abituare il cittadino a scegliere il meglio, non il meno peggio!

Ma forse e' troppo semplice per un paese in cui l' Ufficio Complicazione Affari Semplici (il famigerato UCAS) e' sempre al lavoro per complicarci la vita.

Con la massima stima

Francesco Forti (Svizzera Italiana)

Sito di documentazione sul Federalismo
http://rost.trevano.ch/~forti/


Intervento successivo

Intervento precedente


Indice Interventi

Indice Interventi (solo testo)