Re: Federalismo competitivo e federalismo di concertazione (int. 86)
Scritto da Francesco Paolo Forti:
FPF> Nel caso riportato nell'articolo in questione e' ovvio che i cittadini hanno la possibilita' di valutare i risultati dell'azione di governo e di come certe scelte si sono rivelate inutili o dannose. La competizione, nel federalismo, non e' comunque un obbligo ma e' una scelta resa possibile dall'autonomia che deve essere data.
Un piccolo appunto, mettendosi nei panni di chi governa e facendo l'avvocato del diavolo.
Il fatto che le scelte si siano rivelate dannose, non significa, pero', che chi le ha fatte possa essere
giudicato per questo incapace o che la parte politica all'opposizione non avrebbe deciso lo stesso
di fare le medesime scelte.
C'e' infatti, a mio avviso, un problema di fondo da risolvere.
La competizione diventa, in determinate circostanze, una necessita' che potrebbe andare oltre le intenzioni della
politica, una sorta di scelta obbligata e non tanto una "scelta resa possibile dall'autonomia".
Di fronte alla possibilita' di porre condizioni da parte del potere economico ("o mi prendete cosi', o
vado altrove"), o c'e' un'intera struttura in grado di annullare la forza di ricatto; o e' evidente che un
anello debole della catena spuntera' sempre fuori. E di anello debolo in anello debole, e' inevitabile
che la competizione si sposti su dei livelli sempre inferiori, perche' sempre vi sara' qualcuno "al
limite" costretto a subire il ricatto del potere economico.
Era un po' questo, a mio avviso, cio' che Marco D'Eramo cercava di sostenere nel suo articolo.
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