Gli interventi di "Riforme istituzionali"

N° 88 - 26/02/97
Francesco Paolo Forti

Re: Federalismo competitivo e federalismo di concertazione (int. 87)

Scitto da Franco Ragusa:

FR>Il fatto che le scelte si siano rivelate dannose, non significa, pero',
>che chi le ha fatte possa essere giudicato per questo incapace o che la
>parte politica all'opposizione non avrebbe deciso lo stesso
>di fare le medesime scelte.

In un sistema bipolare la massa di indecisi che valuta in modo non ideologico e' sensibile a questo tipo di valutazione.
E' molto difficile che a parole l'opposizione dica che avrebbe agito nello stesso modo (!). Dubito che in un sistema bipolare ci possa essere un comportamento identico su un tema di comportamento aggressivo sul piano economico. Che paese sarebbe? Ultra-liberisti al governo ed ultra-liberisti all'opposizione? Ma e' un incubo!

>C'e' infatti, a mio avviso, un problema di fondo da risolvere.
>La competizione diventa, in determinate circostanze, una necessita' che
>potrebbe andare oltre le intenzioni della politica, una sorta di scelta
>obbligata e non tanto una "scelta resa possibile dall'autonomia".

Daccordo ma possiamo governare ed evitare queste "determinate circostanze".
Fare politica significa questo. Determinare un quadro di federalismo in cui si abbiano i benefici e di pongano i rimedi per evitare difetti che in centinaia di anni altri paesi hanno riscontrato (e risolto) , non e' la cosa piu' difficile. Il difficile sara' la riorganizzazione di uno stato decentrato in uno federalizzato, per via delle resistenze e degli atriti, ovviamente.

>Di fronte alla possibilita' di porre condizioni da parte del potere
>economico ("o mi prendete cosi', o vado altrove"), o c'e' un'intera
>struttura in grado di annullare la forza di ricatto; o e' evidente che un
>anello debole della catena spuntera' sempre fuori.

Nel federalismo l'anello debole, come lo chiami tu, e' meno debole dell' attuale situazione centralizzata italiana. Se non gli dai la possibilita' di crescere e svilupparsi rimarra' sempre il piu' debole.

E poi anche in un paese ricco come la Svizzera, ricco grazie anche e soprattutto al suo federalismo e non solo al segreto bancario, esiste un anello piu' debole. Esiste per definizione matematica il primo Cantone e l'ultimo. Tuttavia e' importante valutare di quanto il piu' povero od il piu' ricco si discostino dalla media.
Le strutture federali, per conservarsi, puntano all'abbattimento delle disparita' economiche, culturali e politiche. Badate bene, ho detto "disparita'", non "differenze" in quanto queste ultime sono un elemento di ricchezza e vanno invece rivalutate e sostenute.

>E di anello debole in anello debole, e' inevitabile che la competizione si sposti su dei livelli >sempre inferiori, perche' sempre vi sara' qualcuno "al limite" costretto a >subire il ricatto del potere economico.

Questa e' una situazione che sfugge di mano perche' non e' controllata.
Un gestore serio della cosa pubblica non puo' tollerare che cio' avvenga e per questo esistono aspetti di cooperazione e di solidarieta' nel federalismo (almeno in quelli europei che sono arrivati fino ad oggi). Aspetti che se presenti nel corpo di regole e comportamenti collettivi (costituzione federale compresa) sono sufficienti per contrastare questi rischi pur rimanendo in uno stato di diritto.

>Era un po' questo, a mio avviso, cio' che Marco D'Eramo cercava di
>sostenere nel suo articolo.

E fa bene a sollevare questi problemi. Tuttavia, prima di evidenziare i rischi (sempre questa "paura" messa in primo piano) occorre anche studiare gli aspetti positivi, altrimenti i cittadini non capiscono perche tutti ormai parlino di federalismo.

Saluti a tutti,

Francesco Forti
(Svizzera Italiana)


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