Gli interventi di "Riforme istituzionali"

N° 90 - 06/03/97
Franco Ragusa

Primarie? No, grazie! (int. 89)

Ho letto con molta attenzione la proposta per l'introduzione delle primarie; come seguo con interesse il materiale prodotto dalla Conferenza primarie a cura di A. Andreoli.
Ma alla fine di una meditata riflessione, sono arrivato alla conclusione che lo strumento delle primarie oltre che inutile, relativamente agli scopi che con l'introduzione di questo meccanismo si vorrebbero raggiungere, finirebbe per restringere ulteriormente le possibilita' per le minoranze di essere adeguatamente rappresentate.

Sotto quest'ultimo profilo, infatti, le primarie rappresentano l'applicazione del principio maggioritario elevato all'ennesima potenza, con il quale si finirebbe per realizzare quell'azzeramento bipartitico tanto agognato da chi confonde, a mio avviso, la democrazia -partecipativa- con una mera democrazia del consenso nei riguardi del "meno peggio" o della "minoranza meglio organizzata".
Se prendiamo l'attuale situazione italiana come metro di misura, con un maggioritario che non e' riuscito ad andare oltre un mero azzeramento bipolare, e proviamo ad immaginare di applicarvi il principio delle primarie, appare immediatamente evidente come tale meccanismo finirebbe per avvantaggiare soltanto i partiti maggiori e meglio organizzati dei due schieramenti.
Se oggi per esigenze di coalizione e' infatti possibile strappare ai partiti maggiori delle candidature, con le primarie per le formazioni minori non ci sarebbe alcuna possibilita' di poter far emergere dei loro candidati.
D'altro canto, laddove i partiti minori si rifiutassero di entrare in coalizione con quei partiti che attraverso le primarie potrebbero conquistare la pressoche' totalita' delle candidature, si realizzerebbe per altro verso quella frammentazione elettorale che con il maggioritario avvantaggerebbe, comunque, i partiti maggiori.
Se il tutto potrebbe apparire piu' pulito, rispetto al "mercato delle vacche" al quale abbiamo assistito in queste ultime due tornate elettorali; di contro c'e' che di fronte ad una realta' sociale concreta che esprime una complessita' di opinioni, nell'atto elettorale il tutto finirebbe per essere annullato dalle alchimie aritmetiche di un meccanismo elettorale in grado di premiare in misura esagerata le minoranze meglio organizzate.

Altro aspetto che poi non convince, e' il fatto che a nessuno venga in mente di proporre un maggioritario di lista con l'espressione di una preferenza unica.
Perche' non dare la possibilita' all'intero corpo elettorale, che vota quella determinata lista, di scegliere il candidato che meglio potrebbe rappresentarlo?
Vuoi o non vuoi, primarie aperte o no, per l'elettore che sceglie all'ultimo minuto e che in precedenza non se l'e' sentita o non ha avuto modo di partecipare ad una prima selezione, non viene data la possibilita' di scegliere fra piu' candidati.
Detto questo, anche con il maggioritario di lista si verificherebbero, con l'attuale situazione di bipolarismo, quei problemi di artificioso azzeramento bipartitico di cui sopra.

L'obiezione che potrebbe essere sollevata dai sostenitori del maggioritario e delle primarie, e' che nel ragionamento fatto viene trascurato un principio considerato peculiare dei sistemi maggioritari: il collegamento diretto, al di la' dei vincoli di partito, tra gli elettori e il candidato eletto nel collegio.
Per quanti sforzi faccia, pero', non riesco ad immaginare il candidato "Tal Dei Tali" che possa avere un rapporto piu' diretto con i cittadini, non formale, piu' rappresentativo ed efficace, laddove non sia collegato con altri candidati... inserito cioe' nel meccanismo dei partiti.
Che possa far piacere o no, con il maggioritario la gente vota per un candidato che, prima di tutto, deve avere delle possibilita' concrete di essere eletto, altrimenti il voto e' perso; e per un candidato che (ma questo vale anche per il proporzionale) possa avere una capacita' di voto e di iniziativa parlamentare che si faccia sentire, collegata cioe' con quella di altri parlamentari, ad un programma politico.
Insomma, comunque la si rivolti, se ha un senso parlare del voto come "mandato", del voto al "programma di Governo" (altra peculiarita', questa, che i sostenitori del maggioritario ritengono potersi realizzare soltanto con il sistema elettorale da loro prescelto), si ritorna sempre ai partiti, perche' e' soltanto attraverso i partiti organizzati che le esigenze in grado di realizzare questo principio possono sperare di essere soddisfatte.


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