Boato: l'apprendista stregone
Ieri, durante la trasmissione Moby Dick di Santoro, anche Boato ha avuto modo di ricorrere alla solita figura retorica della politica
come diretta emanazione del popolo sovrano.
Perché, ha sostenuto in sostanza Boato, sorprendersi di una proposta che vuole assegnare al potere politico una maggiore
presenza all'interno dell'Organo di autocontrollo della magistratura, il CSM, visto che i politici vengono eletti dal popolo e i
giudici no?
Insomma, si tratta della stessa canzone ormai suonata da tutte le latitudini della politica.
La suonava Berlusconi quando era al Governo, contro quei giudici che osavano indagare nei confronti di chi, come lui, era stato
eletto dal popolo; la suona oggi Rutelli, contro i vincoli postigli dagli oscuri burocrati dei Beni Culturali che, a dispetto del responso
popolare, osano contrastare la sua azione politica attraverso l'applicazione di stupide leggi; l'ha suonata ieri Boato dimenticandosi,
tra l'altro, che di riforma in riforma, di maggioritario in maggioritario, di bipolarismo in bipolarismo, ben presto avremo delle
"maggioranze parlamentari" sempre più espressione degli interessi parzialissimi della minoranza politica meglio organizzata.
Ed è decisamente strano che quest'ultimo aspetto della questione possa sfuggire ad un esponente politico per altri
versi schierato in prima fila contro le ipotesi di compressione dei diritti delle minoranze di certe soluzioni istituzionali.
Insomma, nella Bicamerale si sta discutendo di "premi di maggioranza", di "doppi turni", di presidenzialismi e quant'altro possa
garantire la "governabilità a tutti i costi", e l'On. Boato non trova nulla di anomalo in un sistema di controllo del potere
giudiziario affidato, di fatto, a questi "governanti a tutti i costi".
E' un po' come la favola dei controlli preventivi di costituzionalità effettuati a livello parlamentare: la maggioranza di
Governo che porta avanti un disegno di legge e che poi ne sancisce la costituzionalità votando - chiaramente - contro le
eventuali "pregiudiziali di costituzionalità". In tal senso credo che sia stato illuminante quanto è avvenuto con la più
incostituzionale delle leggi presentate negli ultimi anni: la legge Rebuffa.
Vorrei concludere ricordando all'On. Boato che l'essere eletti non costituisce una garanzia di onestà. E questa
considerazione non è una mancanza di fiducia nei confronti del popolo sovrano, bensì vuole esprimere la
più sentita preoccupazione di fronte ad una accezione demagogica della sovranità popolare.
Sembra quasi che tutti dimentichino un piccolo dettaglio, e che cioè la sovranità popolare si esprime affidando ad
un potere politico, identificabile in una somma di interessi di parte e non gli interessi di tutti, il Governo del paese. Vi è
cioè una spoliazione di fatto della sovranità da parte dell'elettorato, che non la esercita direttamente, ma che ha
soltanto la possibilità, in seguito, di ritornare sulle proprie decisioni nel momento elettorale. Appare quindi ben strano che
si possa concepire un sistema di controlli, rivolto verso quei poteri che dovrebbero garantire l'applicazione imparziale delle regole
del gioco, affidato ad un potere politico, sostanzialmente il potere della maggioranza, che ha tutto l'interesse a consolidare la
salvaguardia degli interessi di parte che rappresenta.
Mah!!!
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