Gli interventi di "Riforme istituzionali"

N° 98 - 03/05/97
Da il manifesto: L'OPINIONE di UMBERTO ALLEGRETTI *

I rischi della bicamerale


QUALE BILANCIO formulare del lavoro dei comitati della bicamerale, in attesa della relazione di D'Alema di domani? Molti i rischi e le incertezze. Dato per ammesso che si debba andare verso una forte leadership del capo dell'esecutivo, non è affatto indifferente quale scelta si faccia. Scartato un presidenzialismo alla francese, un premier direttamente investito dall'elettorato anche se eletto con voto collegato a quello della maggioranza dei deputati, concentrerebbe su di sè troppo potere se potesse disporre a sua volontà lo scioglimento della camera. Il leader deve essere non solo leader "della" maggioranza, ma "nella" maggioranza; il parlamento deve restare il centro del sistema politico. Perciò il potere della camera di sostituire il premier con la sfiducia costruttiva è il punto discriminante di ogni sistema di premierato accettabile. Sulle garanzie giurisdizionali, tutto è stato detto da chi difende come indisponibile dalla bicamerale il principio della Costituzione di piena indipendenza della magistratura. Possibili solo pochi ritocchi delle norme costituzionali; i miglioramenti indispensabili dovranno essere opera di leggi ordinarie fedeli alla Costituzione. Un cambiamento consistente, se si vuol dare al cittadino maggiore tutela, dovrebbe consistere nel trasformare i giudici amministrativi in sezioni specializzate della magistratura ordinaria. Vi sono poi altri problemi. Primo è quello capitale della struttura del bicameralismo. Che vuol dire una seconda "Camera delle garanzie" con tutte le fondamentali funzioni legislative che le dà la "bozza Dentamaro" anche nell'ultima versione? Non è essa una riedizione quasi completa del bicameralismo odierno, aggravata dalla disomogeneità delle due camere che si avrebbe con una elezione (sembra) proporzionale del senato, e come tale incompatibile con tutti i propositi di dare al funzionamento del sistema politico rapidità e scioltezza? E la rappresentanza delle autonomie può essere limitata all'intervento solo occasionale in senato dei presidenti regionali e dei rappresentanti dei comuni, per di più ristretto alla sola approvazione del bilancio dello Stato? Si è chiarito molte volte che un ampio trasferimento di competenze alle autonomie non sarebbe reale se non fosse sorretto da una camera stabilmente rappresentativa del sistema autonomistico. Qualche miglioramento nella bozza c'è ma non anche nelle scelte europee. Questo è essenziale, per riempire almeno sul versante nazionale il famoso deficit democratico dell'Europa. Ma il collegamento con l'Europa non può essere

affidato alla sorprendente recezione in costituzione dei vincoli finanziari di Maastricht. Essa bloccherebbe la politica economica a quella che non è altro che una fase di essa, togliendo le decisioni economiche al circuito democratico ed affidandole impropriamente alla Corte costituzionale, investita del rispetto dei vincoli finanziari, fra l'altro, dalla corte dei conti! Infine, le garanzie supreme. La corte costituzionale non deve essere caricata di nuove funzioni e al tempo stesso diminiuita dei suoi poteri. E non si può accettare l'idea di codificare revisioni costituzionali "organiche", da affidare a una sorta di assemblea costituente convivente con le Camere. Bene, invece, per la previsione di irrivedibilità dei principi fondamentali e di divieto di diminuzione dei diritti di libertà e dei diritti sociali, previsto nella stessa bozza. Su queste questioni, tutte le forze sociali dovrebbero fortemente vigilare.

* U. Allegretti: costituzionalista e componente del Coord.naz. dei Com.Dossetti


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