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Non è quindi dovuto alle tante scadenze
di questi giorni se le critiche su questa parte della riforma stanno via
via divenendo sempre più blande e limitate alle questioni di tipo
funzionale, lasciando inalterate le "durezze di toni" iniziali per la sola
"Devolution".
Ma anche per questo specifico aspetto
della riforma, sarà quanto mai difficile da spiegare come e perché
la cosiddetta "Devolution" sia da considerare qualcosa di più lacerante,
per la salvaguardia dell'uniformità dei diritti di cittadinanza,
rispetto a quanto già fatto con lo sciagurato Nuovo Titolo V voluto
dall'Ulivo, sostanzialmente lasciato immutato dalla nuova riforma e rispetto
al quale, come sopra ricordato, il centrodestra non oppose reali resistenze
nella campagna referendaria del 2001, arrivando addirittura ad utilizzare
gli strumenti istituzionali a sua disposizione per oscurare, per un referendum
che non prevedeva quorum, la propaganda elettorale (Corriere
della sera - 23/09/2001).
Per questi motivi, "Riforme Istituzionali"
proporrà argomenti e darà forza alle ragioni del NO con lo
scopo di fare chiarezza anche nei confronti delle posizioni del centrosinistra
che potrebbero in qualche modo demotivare gli elettori o che, aspetto da
non trascurare, potrebbero essere interpretate come una sostanziale adesione
a buona parte delle modifiche costituzionali introdotte dalla riforma del
centrodestra.
Un No convinto a tutti quei meccanismi
in grado di assegnare, direttamente o indirettamente, super poteri al Premier,
da qualunque parte vengano proposti; un No convinto al federalismo competitivo
e non solidale già realizzato con il "nuovo Titolo V" varato dall'Ulivo
e che la riforma del centrodestra cerca di riproporre con maggiore forza
simbolica attraverso la cosiddetta "Devolution".
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