Riforme istituzionali 
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05-07-2016 - riforme.net
 
Legge elettorale: breve raccolta di tutte le giravolte a 5 stelle
 
Di poche ore fa la notizia del mancato raggiungimento delle 500.000 firme sui due referendum abrogativi sull'Italicum.
Un risultato miracoloso, quello ottenuto dal Comitato, 420.000 firme circa per ognuno dei due quesiti, in considerazione che si è trattato di uno sforzo dal basso.
Un risultato al tempo stesso deludente, però, se si pensa alle firme contemporaneamente raccolte dalla CGIL su altri quesiti, a conferma dello scarso impegno sindacale sulle questioni riguardanti l'effettivo esercizio della sovranità popolare, come se la cosa non riguardasse i lavoratori.
Ancor più deludente se si pensa che a sostenere l'iniziativa vi era anche il Movimento 5 Stelle.
Una forza politica che oggi, da sola e senza difficoltà, potrebbe raccogliere 500.000 firme in poche settimane.
A pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca.
Tanto più che il Movimento 5 Stelle non sarebbe nuovo, proprio in riferimento alla legge elettorale, a comportamenti di tipo contraddittorio.
Più che doveroso, quindi, ricordare tutte le ambiguità di un movimento che dice di sostenere delle cose, ma che, arrivati al dunque, ne fa altre.

Riforme.net  -  11 novembre 2012

 P, come “Premio di maggioranza”, for Dummies


di Franco Ragusa
 
La scorsa settimana abbiamo avuto un sondaggio di Renato Mannheimer con risultato a sorpresa: “Premio di maggioranza, no da un italiano su due”.
Certo, potrebbe trattarsi di un caso di volubilità temporanea.
Ma forse no, non si tratta di un caso sporadico, ma di una convinzione via via consolidatasi negli ultimi anni.
Secondo un vecchio sondaggio di Repubblica, infatti, nel settembre 2010 il 41% era favorevole ad un sistema proporzionale con sbarramento sul modello tedesco.
Valessero questi dati così come in genere ci vengono proposti per convincerci sulle cose da fare, il come modificare la legge elettorale sarebbe cosa fatta.
E invece no!

Quando si tratta di legge elettorale, guai a toccare l’orticello privilegiato di turno, guai a mettere in discussione la vittoria dei beneficiati del momento.
Di qui l’esigenza di spiegare anche ai più stupidi, che nel caso specifico non corrispondono ai tanti Sig. Rossi o Sig. Bianchi che hanno già risposto ai sondaggi di cui sopra, l’entità del furto di sovranità popolare subito dagli elettori in conseguenza delle leggi elettorali maggioritarie in vigore dal 1994: il Mattarellum prima, il Porcellum ora.
Nelle elezioni del 1994 Berlusconi vince, pur nell’impossibilità di mettere insieme AN con la Lega Nord,  stipulando due distinte alleanze elettorali.
Con il 44,32% alla Camera ottiene il 63,35% dei seggi attribuiti con il 75% di quota maggioritaria: 301.
Per essere chiari, si tratta di un premio in seggi di circa il 19%, appena attenuato dal restante 25% assegnato con la quota proporzionale.
Il Patto per l’Italia, con oltre il 15%, nella quota maggioritaria ottiene soltanto 4 seggi.
Sì, avete letto bene! Un terzo dei voti facenti riferimento a Berlusconi, ma solo 4 seggi contro i 301 assegnati alle due anomale coalizioni.
Nel 1996 è il centrosinistra a gioire. Per quanto vada un po’ meno di lusso, la forzatura maggioritaria sortirà lo stesso un risultato a due cifre percentuali: a fronte del 44,54% nella quota maggioritaria per la Camera, il regalo in seggi risulterà infatti di oltre il 10%.
Va molto meglio alla Casa delle Libertà con le elezioni del 2001.
Sempre facendo riferimento alla quota maggioritaria per la Camera, oltre il 59% di seggi a fronte di un risultato del 45,57%  … di voti validi (da tenere infatti conto che nel frattempo l’area del non voto va crescendo).
Nel 2005, causa timori di una sicura sconfitta elettorale, il centrodestra decide di cambiare la legge elettorale per attenuare gli effetti maggioritari, per ridurre, cioè, il regalo di seggi alla prima forza politica.
L’intero centro sinistra,  però, sicuro di poter vincere a mani basse le elezioni, anziché approfittare del momento di debolezza della destra e lavorare per democratizzare la legge elettorale, pensò bene di alzare le barricate e la parola d’ordine fu la  strenua difesa del Mattarellum.
Siamo quindi giunti al Porcellum che permette, sì, al massimo, di raggiungere il 55% dei seggi per la forza politica o coalizione che arrivi prima, ma che non pone limiti, al 20 o al 45% non fa differenza, per l’acquisizione di questo premio di maggioranza.
Di questo si accorge la Corte Costituzionale.
In occasione della pronuncia sull’ammissibilità dei referendum Guzzetta, infatti, pur non potendo entrare nel merito né della legge di risulta e né della legge da sottoporre a referendum abrogativo, la Consulta mise in evidenza gli aspetti critici di una legislazione che “non subordina l'attribuzione del premio di maggioranza al raggiungimento di una soglia minima di voti e/o di seggi”. E sì che anche con il Mattarellum non è che le cose andassero tanto diversamente.
La Corte Costituzionale rimase però inascoltata e nel 2008, con due coalizioni ristrette, avemmo un primo anticipo di cosa potrebbe succedere con il Porcellum.
Con 2 milioni di voti in meno rispetto al 2006 (e sì, il non voto e la protesta continuano a salire), il centrodestra conquista il 55% dei seggi alla Camera a fronte del 46,8% dei voti validi, ma solo il 36,3% in riferimento agli aventi diritto.
Con un simile seguito, espressioni come “legittimazione democratica” lasciano il tempo che trovano.
Siamo quindi giunti ai giorni nostri, con un quadro politico mutato a tal punto che una coalizione o una forza politica intorno al 25% dei “voti validi” potrebbe fare “asso piglia tutto”.
Ma ancora una volta, la storia potrebbe ripetersi e di necessità virtù.
All’improvviso, nel centrodestra dato per spacciato si accorgono tutti dell’anomalia segnalata dalla Corte Costituzionale: e che diamine, un partito al 30% potrebbe beccarsi un premio in seggi di ben il 25%.
Viene quindi proposto un emendamento che fissa al 42,5% la soglia minima per poter accedere al premio di maggioranza sino al conseguimento del 55% dei seggi.
L’avesse proposto la sinistra, nulla di più normale. Anzi, quel 42,5% sarebbe ancora da giudicare come insufficiente.
Ma apriti cielo, chi è che ti va a protestare nei confronti di questa soglia sin troppo ridicola?
Il PD e Grillo.
Sarà l’ingovernabilità, grida il PD; è una norma per impedire la vittoria di Grillo, urlano dalle parti del clan Casaleggio.
Ora, ammesso e non concesso che il PD o Grillo possano arrivare primi, possibile mai che non ci si vergogni nell’invocare per sé il super-furto di seggi da perpretare ai danni degli elettori che non ti votano?
Ottieni 25 e prendi 55, e questa sarebbe democrazia? Questo è il consenso che conta?
Ma poi, dove sta scritto che il PD o Grillo arrivino primi?
Nella migliore delle ipotesi una delle due forze politiche arriverà seconda. E come e perché dovrebbe essere considerato lecito rubare un numero rilevante di seggi in nome di una legge che sino a ieri l’altro tutti volevano cambiare e che da tutti viene chiamata Porcellum?
Se dal ceto politico la risposta che potrebbe giungere è sin troppo scontata, forse lo stesso non è per quegli elettori che hanno ben compreso di essere stati defraudati di un loro diritto: una testa, un voto!

Riforme.net  - 29 novembre 2012
 
Legge elettorale: la porcata maggioritaria che oggi piace tanto a Grillo


di Franco Ragusa
 
Se fosse possibile cambiare domani stesso il Porcellum, togliendo l'assurdo premio di maggioranza, ci sarebbe solo da festeggiare per la conquista di un esercizio del diritto di voto pieno, senza condizionamenti e trucchi contabili, dove, cioè, nessun voto potrebbe valere più di altri: una testa, un voto, e fine della porcata!
Ed è per questo che, peraltro, alle scorse elezioni molti elettori protestarono nei seggi, in quanto non era possibile votare con questa legge elettorale.
Le stesse cose le chiedeva la raccolta di firme per il quesito referendario del comitato Passigli-Sartori-Ferrara, poi boicottato dai soliti noti che, con molti più mezzi, oscurarono un referendum sicuramente ammissibile per dirottare oltre un milione di persone su di un quesito referendario palesemente inammissibile.
Ma al di là delle polemiche, il dato certo è che di votare con il Porcellum non va più ad una buona parte del Paese, per cui, sinché c'è speranza, chissà che non sia la volta buona.
Certo, potrebbe pure esservi la possibilità che un'eventuale modifica della legge elettorale da parte di questo Parlamento potrebbe farci cadere dalla padella alla brace.
Ma al di là di questi più che fondati timori, domandiamoci cosa avremmo da obiettare nel caso l'attuale legge elettorale venisse modificata in meglio.
Magari fosse! per l'appunto.
Non sono però più di questo avviso il PD  e, con sempre più forza, Beppe Grillo.
Per il garante dell'M5S l'attuale legge elettorale, cioè il Porcellum, non si deve toccare, e non perché l'obiettivo reale di buona parte del Parlamento potrebbe non essere quello di eliminare una "legge elettorale incostituzionale" (così definita anche sul suo Blog ancora lo scorso anno, si veda il post: "Le elezioni del Titanic"). No, ciò che Beppe Grillo va sostanzialmente denunciando è l'esatto contrario: se tolgono il furto di seggi determinato dal premio di maggioranza, il Movimento 5 Stelle non può vincere le elezioni.
Siamo cioè di fronte ad una congiura che ha il solo scopo di impedire la vittoria dell'M5S.
Sulla stessa lunghezza d'onda, come sopra ricordato, anche il PD.
La sintonia tra le due forze politiche, convinte entrambe di poter vincere le prossime elezioni e di poter così conseguire un largo premio di maggioranza, arriva addirittura sino al punto di paventare gli stessi timori.
Se cambia il Porcellum ci ritroveremo con il Monti bis.
Ora, con tutta l'antipatia politica, molta, che si può provare per l'attuale Presidente del Consiglio, peraltro in "pista" anche grazie al forte sostegno parlamentare del PD, di fronte ad un simile "spettro" non vi è che una risposta: è la democrazia, bellezza! con tutte le difficoltà da dover superare che essa comporta, perché chi non ha la maggioranza dei voti non può avere la pretesa di rappresentare la maggioranza degli elettori.
Piccolo dettaglio da non trascurare, infatti, ma che con molta facilità viene dimenticato, è che i seggi che in questi ultimi anni di maggioritario sono stati indebitamente spostati da una parte all'altra non erano delle forze politiche, ma di quegli elettori che si sono visti derubare del diritto alla rappresentanza, cioè del diritto riconosciuto all'art. 49 della Costituzione "di concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale".
Ben venga, quindi, il "Colpo di Stato italico" denunciato da Beppe Grillo sul suo Blog, se questo potrebbe restituire agli elettori ciò che a loro spetta per intero.
Tanto più che all'evocazione dello spettro Monti Bis, venisse meno l'attuale premio di maggioranza, si potrebbe rispondere evocando uno spettro non meno insidioso: e se invece dell'M5S o del PD, a prendere il 20-30% di premio di maggioranza fosse proprio una coalizione pro-Monti?
Non bastano i danni che il bocconiano si è rivelato in grado di fare pur non essendo sostenuto da una maggioranza omogenea? Vogliamo addirittura correre il rischio di vederlo a capo di una maggioranza super blindata?
E sì che il dominio del Berlusconi padre-padrone del Paese, grazie ai regali delle leggi elettorali maggioritarie che si sono susseguite dal '94 ad oggi, è di ieri l'altro.

Riforme.net  - 1  gennaio 2014
 
Quando Beppe Grillo sostiene il ritorno al Mattarellum, sta in buona fede o no?


   Franco Ragusa
 
Per questo nuovo inizio dell'anno ci si può risparmiare di commentare il discorso di Napolitano. Basta ed avanza quando già ribadito con l'ultimo severo editoriale del 2013: Il ruolo inaccettabile di Napolitano è che governa, non che governa male.

Per quanto invece riguarda il discorso di Grillo, che contesta l'illegittimità costituzionale dell'attuale Parlamento per l'abnorme premio di maggioranza, ma al tempo stesso continua a sostenere la necessità di tornare a votare con il Mattarellum, ci si permette di ricordare alcuni numeri.
Nelle elezioni del 1994 Berlusconi vinse, pur nell’impossibilità di mettere insieme AN con la Lega Nord, stipulando due distinte alleanze elettorali.
Con il 44,32% alla Camera ottenne il 63,35% dei seggi attribuiti con il 75% di quota maggioritaria: 301.
Un premio in seggi, quindi, di circa il 19%, appena attenuato dal restante 25% assegnato con la quota proporzionale.
Il Patto per l’Italia, con oltre il 15%, nella quota maggioritaria ottenne soltanto 4 seggi.
Sì, avete letto bene! Un terzo dei voti facenti riferimento a Berlusconi, ma solo 4 seggi contro i 301 assegnati alle due anomale coalizioni.
 
Pertanto, cosa ci ricordano questi numeri, guardando all'anomala distribuzione dei seggi dell'attuale Parlamento?
C'è qualche similitudine o no?
Con il Mattarellum e tre formazioni di peso, quante possibilità potrebbero esservi, con pochi voti di differenza intorno al 30% dei consensi elettorali, che tutto il malloppo finisca nelle mani di una sola di queste?
E a questo potenziale vincitore, dopo che ha fatto "asso piglia tutto", gli affidiamo la stesura della nuova legge elettorale?
 
Per cui, delle due l'una: quando Grillo sostiene il ritorno al Mattarellum, sta in buona fede o no?
 
PS: La Corte Costituzionale non ha impiegato sei anni per decidere sull'incostituzionalità del Porcellum, ma solo pochi mesi.
Ha potuto pronunciarsi soltanto perchè poche decine di cittadini, di tentativo in tentativo, a spese loro, nel silenzio generale dei media e delle forze politiche, compreso quello del Movimento 5 Stelle, sono infine riusciti a trovare un giudice che ha deciso di sollevare la questione di incostituzionalità avanti la Consulta. Decisione della prima sezione della Corte di Cassazione di Milano a maggio del 2013.
C'è altresì da aggiungere che la Consulta, per le vigenti norme sull'accesso al sindacato di legittimità costituzionale, non può alzarsi la mattina e scegliersi le leggi da esaminare. Nonostante ciò, a partire dal 2008, in più occasioni ha sollevato la problematicità costituita dall'assegnazione di un premio di maggioranza senza soglia minima di voti e/o di seggi da raggiungere.
E chi fu ad opporsi strenuamente, quando venne paventata la possibilità di inserire questa soglia?
Toh, un certo signor Beppe Grillo, molto adirato per il silenzio dell'UE "di fronte al colpo di Stato del cambiamento della legge elettorale in corsa e al tetto del 42,5% per il premio di maggioranza per impedire a tavolino la possibile vittoria del M5S".
Poi il Movimento 5 Stelle non ha vinto e i seggi sono stati malamente distribuiti come sappiamo.
E questo è potuto avvenire perché anche Grillo ha preferito piegare l'interesse generale al proprio interesse spicciolo del momento, perché questa volta, che importa, tanto vinciamo noi.

Riforme.net  - 12 febbraio 2014 (ultimo aggiornamento tabelle in coda del 04/06/2014)
 
La legge elettorale del M5S, scritta un pezzetto alla volta


   Franco Ragusa
 
Avete presente quei manuali del tipo "l'inglese per viaggiare", letti velocemente i quali in molti si convincono che sì, se ne sa abbastanza anche per ben altro?
Ecco, questo è quanto sta avvenendo sul Blog di Beppe Grillo, con le lezioni sulla legge elettorale a cura del prof. Aldo Giannuli.
Una paginetta di spiegazioni per singoli aspetti, poi dopo il voto si passa, per esclusione, alla paginetta successiva, e poi subito di nuovo pronti per votare nuovamente.
Dopo le prime tre votazioni che hanno delineato la strada da seguire, collegi intermedi e proporzionale corretto, si è ora arrivati alla lezione che prelude al voto su quale tipo di proporzionale corretto adottare.
Ancora una volta, però, una lezione incompleta e senza alcun approfondimento circa le possibili conseguenze derivanti dalla combinazione di più fattori.
Le soglie di sbarramento, ad esempio, sono senza dubbio una forma di proporzionale corretto.
Così come sarebbe una forma di proporzionale corretto ripartire i seggi a livello delle circoscrizioni, senza recupero dei resti inutilizzati, piuttosto che a livello nazionale. Ancor più corretto se la dimensione della circoscrizione fosse medio-piccola (i collegi intermedi già approvati dal voto degli iscritti certificati). In quelle più piccole, con soli due seggi a disposizione, ottengono seggi solo i primi due partiti, mentre tutti gli altri perdono voti che non verranno recuperati; con tre seggi a disposizione, invece, potrebbe forse esserci speranza anche per la terza forza politica;  ma anche con dieci seggi a disposizione, il quoziente minimo per avere seggi interi risulterebbe ancora molto elevato, il 10%.
A chiamare quindi le cose con il loro vero nome, gli iscritti del M5S potrebbero già aver votato, con la scelta dei collegi intermedi, l'adozione di un proporzionale fortemente corretto; una correzione in grado di fare strage dei partiti medio-piccoli (diversi milioni di voti), e questo senza aver ancora scomodato l'ulteriore correzione, cioè uno dei tre metodi sui quali verranno chiamati a scegliere a giorni: premio di maggioranza; metodo del quoziente rettificato; metodo del divisore proporzionale puro (metodo D'Hondt).
 
Premesso tutto ciò: a pensare male si fa peccato, ma spesso ci si piglia.
Per il metodo sin qui adottato, di voto in voto per parti separate, il Blog sembrerebbe indirizzarsi verso una legge elettorale mista porcellum-spagnola (collegi intermedi e premio di maggioranza), oppure prevalentemente spagnola (collegi intermedi con quoziente rettificato o metodo D'Hondt); e quest'ultimissima soluzione, guarda un po' la coincidenza, coincide proprio con il progetto di legge elettorale che il M5S ha già depositato da tempo.
Insomma, se dalle parti di Renzi e Berlusconi non si vede l'ora di far fuori chiunque si ponga o venga posto al di fuori delle formazioni maggiori, sbarramento all'8% per le liste non coalizzate, anche dalle parti di Grillo non è che stia andando tanto meglio. Anzi, di correzione sommata a correzione, in maniera diretta e indiretta potrebbe anche andare peggio.


Aggiornamento: 20-02-2014

Oggi il Blog vota nuovamente per decidere sulle soglie di sbarramento.
Secondo il buon Toninelli, Deputato M5S, “qualche forma di sbarramento nell'accesso della rappresentanza è utile al corretto funzionamento del Parlamento e a favorire la sua capacità decisionale.
Per questo è favorevole allo sbarramento naturale costituito dai collegi medio-piccoli.

Di seguito due esempi pratici per valutare i possibili effetti del Toninellum.

1000 voti validi, 7 seggi a disposizione. Metodo D’Hondt

Liste

A

B

C

D

E

F

Voti - Div. 1

310

270

240

100

70

10

Div. 2

155

135

120

50

35

5

Div. 3

103,3

90

80

33,3



seggi

3

2

2




Note: Per riuscire a conquistare un seggio, la lista D avrebbe dovuto ottenere, in ipotesi sottraendoli alle liste E ed F, non meno di 104 voti, cioè il 10,4%; con soli 6 seggi a disposizione, non meno di 121 voti, cioè il 12,1%.


1000 voti validi, 7 seggi a disposizione. Metodo belga

Liste

A

B

C

D

E

F

Voti - Div. 1

310

270

240

100

70

10

Div. 1,5

206,6

180

160

66.6

46,6

3,3

Div. 2

155

135

120

50

35

5

seggi

3

2

2




Note: Per riuscire a conquistare un seggio, la lista D avrebbe dovuto ottenere non meno di 156 voti, cioè il 15,6%; con soli 6 seggi a disposizione, non meno di 161 voti, cioè il 16,1%.


Aggiornamento del 4/06/2014
E questa è la simulazione del Toninellum definitivo, secondo il progetto di legge depositato il 6 maggio 2014

 

1000 voti validi, 7 seggi a disposizione. Metodo Toninellum 6 maggio 2014

Liste

A

B

C

D

E

F

Voti - Div. 1

310

270

240

100

70

10

Div. 1,8

172,2

150

133,3

55,5

38,8

5,5

Div. 2,6

119,2

103,8

85,7

38,5



Div. 3,4
91,2
79,4
70,6



Div. 4,2
73,8
64,3
57,1



Div. 5
62
54
48



seggi vinti

3

2

2





Note: Per riuscire a conquistare un seggio con la circoscrizione considerata, 7 seggi a disposizione da assegnare, la lista D avrebbe dovuto ottenere non meno di 120 voti, cioè il 12%; con soli 6 seggi a disposizione, non meno di 134 voti, cioè il 13,4%.
Con il 10%, pertanto, il primo seggio lo si potrebbe ottenere nel caso di circoscrizioni con almeno 9 seggi a disposizione.
Da notare che nel caso di circoscrizione più ampia, sino a 18 seggi a disposizione, la Lista D rimarrebbe con un solo seggio.
La lista E, con il 7%, conquista un seggio se i seggi a disposizione della circoscrizione sono almeno 15.


04-06-2014 - riforme.net

Truffa #m5s sulla #LeggeElettorale

E come volevasi dimostrare (tutto già ampiamente previsto nell'editoriale "La legge elettorale del M5S, scritta un pezzetto alla volta"), alla fine il risultato nero su bianco della consultazione in rete è stato, di fatto, la riproposizione del testo che il Movimento 5 Stelle aveva già depositato lo scorso autunno.
C'è però il dolo, in quanto chi ha seguito le consultazioni in rete, ma soprattutto chi ha votato, dove e come ha potuto desumere che non si sarebbe proceduto, stabilita la soglia di sbarramento al 5%, con riparto nazionale anziché a livello circoscrizionale?
Dove e come qualcuno ha votato per realizzare una sorta di sbarramento medio da ricavare sul modello della legge elettorale spagnola?

Niente di tutto questo.
Si arriva a questo risultato per "ricostruzione", cioè mettendo tutti insieme dei singoli e poco coerenti tra loro pronunciamenti.
In altre parole, intervenendo per singoli punti e senza aver mai avuto una visione di insieme di quello che si andava a costruire, chi ha votato sul portale si è ritrovato, di punto in bianco, ad aver attribuito una sorta di eccesso di delega a chi, alla fine, si è auto incaricato di interpretare la presunta democrazia diretta che si sarebbe espressa sul WEB.

E per chiarire di cosa si parla, questa è la simulazione del Toninellum secondo il progetto di legge depositato il 6 maggio 2014

1000 voti validi, 7 seggi a disposizione. Metodo Toninellum 6 maggio 2014

Liste

A

B

C

D

E

F

Voti - Div. 1

310

270

240

100

70

10

Div. 1,8

172,2

150

133,3

55,5

38,8

5,5

Div. 2,6

119,2

103,8

85,7

38,5



Div. 3,4
91,2
79,4
70,6



Div. 4,2
73,8
64,3
57,1



Div. 5
62
54
48



seggi vinti

3

2

2




% seggi 42,8%
28,6%
28,6%



diff. %
voti-seggi
+ 11,8%
+ 1,6%
+ 4,6%
- 10%
- 7%
- 1%

Note: Per riuscire a conquistare un seggio con la circoscrizione considerata, 7 seggi a disposizione da assegnare, la lista D avrebbe dovuto ottenere non meno di 120 voti, cioè il 12%; con soli 6 seggi a disposizione, non meno di 134 voti, cioè il 13,4%.
Con il 10%, pertanto, il primo seggio lo si potrebbe ottenere nel caso di circoscrizioni con almeno 9 seggi a disposizione.
La lista E, con il 7%, conquista un seggio se i seggi a disposizione della circoscrizione sono almeno 15.

Considerato il basso numero dei seggi a disposizione, nulla di particolarmente punitivo.
Il problema vero per la lista D e la lista E, però, è che a causa del riparto su base circoscrizionale, anziché su base nazionale, non potranno in alcun modo recuperare i voti non produttivi di seggi nelle circoscrizioni medio-piccole, ottenendo così un risultato in seggi complessivamente inferiore a quello che avrebbero effettivamente conseguito laddove si fosse applicata una soglia di sbarramento esplicita al 5%, ma tenuto conto del risultato ottenuto a livello nazionale.
 
Problema di cattiva distribuzione che si intuisce immediatamente applicando le stesse percentuali di voto ad una circoscrizione più ampia,

1000 voti validi, 18 seggi a disposizione. Metodo Toninellum 6 maggio 2014

Liste

A

B

C

D

E

F

Voti - Div. 1

310

270

240

100

70

10

Div. 1,8

172,2

150

133,3

55,5

38,8

5,5

Div. 2,6

119,2

103,8

85,7

38,5



Div. 3,4
91,2 79,4 70,6



Div. 4,2
73,8 64,3 57,1



Div. 5
62 54
48



Div. 5,8
53,4





seggi vinti

6

5

5

1

1


% seggi 33,3%
27,7%
27,7%
5,5%
5,5%

diff. %
voti-seggi
+ 2,3%
+ 0,7%
+ 3,7%
- 4,5%
-1,5%

Proviamo ora a fare la stessa simulazione con dei risultati elettorali diversi, ipotizzando che un partito raggiunga il 40% dei voti.

1000 voti validi, 7 seggi a disposizione. Metodo Toninellum 6 maggio 2014

Liste

A

B

C

D

E

F

Voti - Div. 1

400

250

190

100

50

10

Div. 1,8

222,2

138,8

105,5

55,5

27,7

5,5

Div. 2,6

153,8

96,1

73

38,5



Div. 3,4
117,6 73,5
55,8



Div. 4,2
95,2
59,2
45,2



Div. 5
80
50
38



seggi vinti

4

2

1




% seggi
57,1%
28,6%
14,3%



diff. %
voti-seggi
+ 17,1%
+ 3,6%
- 4,7%
- 10%
- 5%
- 1%

Note: Per riuscire a conquistare un seggio con la circoscrizione considerata, 7 seggi a disposizione da assegnare, la lista D avrebbe dovuto ottenere non meno di 118 voti, cioè l'11,8%; con soli 6 seggi a disposizione, non meno di 139 voti, cioè il 13,9%.
Con il 10%, pertanto, anche in questo caso, il primo seggio lo si potrebbe ottenere nel caso di circoscrizioni con almeno 9 seggi a disposizione.
La lista E, al 5%, completamente tagliata fuori.
Da notare, come in precedenza, che nel caso di circoscrizione più ampia, sino a 18 seggi a disposizione, la Lista D, con il 10%, anche con questa diversa distribuzione di voti, rimarrebbe con un solo seggio.

1000 voti validi, 18 seggi a disposizione. Metodo Toninellum 6 maggio 2014

Liste

A

B

C

D

E

F

Voti - Div. 1

400

250

190

100

50

10

Div. 1,8

222,2

138,8

105,5

55,5

27,7

5,5

Div. 2,6

153,8

96,1

73

38,5



Div. 3,4
117,6 73,5 55,8



Div. 4,2
95,2 59,2 45,2



Div. 5
80 50
38



Div. 5,8
68,9





Div. 6,6
60,6





Div. 7,4
54





seggi vinti

8

5

4

1



% seggi
44,4 %
27,7 %
22,2
5,5%


diff. %
voti-seggi
+ 4,4%
+ 2,7%
+ 3,2%
- 4,5%
- 5% - 1%

Per concludere e ricollegarci con quanto sopra ricordato, vista la particolare scelta del metodo dei divisori, combinata con l'altra scelta di distribuire i seggi a livello circoscrizionale e non nazionale, bruciando così tutti i voti delle liste minori che, circoscrizione per circoscrizione potrebbero non superare le alte soglie di sbarramento implicite al meccanismo, il sistema escogitato dai sarti dell'M5S sembra cucito apposta per confezionare una sorta di tripartitismo assoluto,
Se l'Italicum è infatti una truffa in grado di alterare fortemente l'espressione di voto di milioni di elettori, il Toninellum non gli è certo da meno.
 
 
Si veda anche L'approfondimento già svolto sul testo analogo presentato lo scorso autunno

17-06-2014 - riforme.net

Democratellum contro Italicum: cambia l'abito, ma ...


Toninellum vs ItalicumDai conti fatti dal Movimento 5 Stelle, per quello che è il meccanismo incrociato delle circoscrizioni intermedie e la ripartizione proporzionale a livello circoscrizionale con divisore rettificato, con la loro proposta di legge elettorale, il Democratellum, che pero sarebbe meglio chiamare Toninellum, chi arriva primo con almeno il 40% dei voti conquista la maggioranza dei seggi.
Ma non solo: pur non prevedendo esplicite quote di sbarramento, il Toninellum opera in automatico una sorta di selezione naturale, per cui le liste sino a circa il 10% ottengono solo qualche seggio.
L'Italicum, invece...
 
L'Italicum, invece, senza meccanismi indiretti, prende e dà la maggioranza dei voti a chi arriva primo con almeno il 37%; e a seconda della collocazione delle liste, applica direttamente soglie di sbarramento che vanno dal 4,5% all'8%.
Al di là dei diversi meccanismi, quindi, sia l'Italicum che il Toninellum possono regalare seggi nell'ordine delle 2 cifre percentuali, nonché ridurre l'effettivo diritto alla rappresentanza per milioni di elettori.
Traducendo il tutto in un linguaggio più immediato: ma dal lato dell'interesse di milioni di elettori, che in un modo o nell'altro, tra premi e soglie di sbarramento si vedono rubare seggi allo stesso modo, che diavolo cambierebbe?

Ma per meglio capire di cosa si tratta quando si parla di Toninellum, dalle parole ai fatti.
 

1000 voti validi, 7 seggi a disposizione. Metodo Toninellum 6 maggio 2014

Liste

A

B

C

D

E

F

Voti - Div. 1

400

250

190

100

50

10

Div. 1,8

222,2

138,8

105,5

55,5

27,7

5,5

Div. 2,6

153,8

96,1

73

38,5



Div. 3,4
117,6 73,5
55,8



Div. 4,2
95,2
59,2
45,2



Div. 5
80
50
38



seggi vinti

4

2

1




% seggi
57,1%
28,6%
14,3%



diff. %
voti-seggi
+ 17,1%
+ 3,6%
- 4,7%
- 10%
- 5%
- 1%

Note: Per riuscire a conquistare un seggio con la circoscrizione considerata, 7 seggi a disposizione da assegnare, la lista D avrebbe dovuto ottenere non meno di 120 voti, cioè il 12%; con soli 6 seggi a disposizione, non meno di 134 voti, cioè il 13,4%.
Con il 10%, pertanto, il primo seggio lo si potrebbe ottenere nel caso di circoscrizioni con almeno 9 seggi a disposizione.
La lista E, con il 7%, conquista un seggio se i seggi a disposizione della circoscrizione sono almeno 15.

Considerato il basso numero dei seggi a disposizione, nulla di particolarmente punitivo.
Il problema vero per la lista D e la lista E, però, è che a causa del riparto su base circoscrizionale, anziché su base nazionale, non potranno in alcun modo recuperare i voti non produttivi di seggi nelle circoscrizioni medio-piccole, ottenendo così un risultato in seggi complessivamente inferiore a quello che avrebbero effettivamente conseguito laddove si fosse applicata una soglia di sbarramento esplicita al 5%, ma tenuto conto del risultato ottenuto a livello nazionale.
 
Problema di cattiva distribuzione che si intuisce immediatamente applicando le stesse percentuali di voto ad una circoscrizione più ampia,

1000 voti validi, 18 seggi a disposizione. Metodo Toninellum 6 maggio 2014

Liste

A

B

C

D

E

F

Voti - Div. 1

400

250

190

100

50

10

Div. 1,8

222,2

138,8

105,5

55,5

27,7

5,5

Div. 2,6

153,8

96,1

73

38,5



Div. 3,4
117,6 73,5 55,8



Div. 4,2
95,2 59,2 45,2



Div. 5
80 50
38



Div. 5,8
68,9





Div. 6,6
60,6





Div. 7,4
54





seggi vinti

8

5

4

1



% seggi
44,4 %
27,7 %
22,2
5,5%


diff. %
voti-seggi
+ 4,4%
+ 2,7%
+ 3,2%
- 4,5%
- 5% - 1%

Tranne che per la lista E, che rimane ancora tagliata fuori, la penalizzazione percentuale per la Lista D risulta attenuata grazie, appunto, alla maggior ampiezza della circoscrizione. Il che spiega la scelta, da parte del Toninellum, di preferire un sistema di ripartizione a base circoscrizionale, piuttosto che su base nazionale.
Se, infatti, nelle circoscrizioni più grandi sarà possibile ottenere un seggio anche al di sotto del 5%, chi comunque si troverebbe al di sopra non riuscirebbe ad ottenere altro che un mero diritto di tribuna, e questo a causa della dispersione dei voti che non producono seggi nelle circoscrizioni medio-piccole.
Il tutto, evidentemente, ad esclusivo vantaggio delle prime 3 liste.
Come dire... un modo molto originale per fare una legge elettorale per il bene degli elettori, e non per garantire il miglior risultato per se stessi.


Riforme.net  - 16 giugno 2014
 
Italicum e Toninellum M5S: i lontani vicini


   Franco Ragusa
 
Alla fine il duo Grillo-Casaleggio ha aperto a Renzi, in modo particolare sulla legge elettorale. Un'apertura che pesa, visto che gli si riconosce una legittimità in precedenza sempre negata, non solo a lui, ma anche all'intero Parlamento: "Renzi è stato legittimato da un voto popolare e non a maggioranza dai soli voti della direzione del Pd".
E i sostenitori del Movimento 5 Stelle, come un sol uomo, anziché interrogarsi sulle implicazioni che una tale affermazione potrebbe comportare, si sono ritrovati tutti ad applaudire al colpo del ko che i due leader avrebbero assestato: "ora smaschereremo Renzie ... ops, no, Renzie non si può più dire ...  smaschereremo Renzi".
Ma per l'appunto, cosa di meglio è stato trovato per poter trattare, e così smascherare, con il bischero di Firenze?
In pieno delirio da deriva berlusconiana, ci viene sostanzialmente detto che con il voto alle europee il popolo avrebbe scelto da chi essere guidato; e poco importa, quindi, che a tenere in piedi il Governo sia un Parlamento eletto con l'incostituzionale Porcellum, o che il 41% del 58% faccia soltanto il 23% scarso degli aventi diritto.
A ben vedere, un autogol come pochi.
Se Renzi è stato infatti legittimato dal voto delle europee, e con lui l'attuale Parlamento che gli fornisce i voti necessari per andare avanti, di fatto lo rimarrebbe anche se dicesse di NO alle proposte provenienti dal rinnovato M5S.
Un rischio non si sa bene quanto messo in conto, ritrovarsi un super Renzi che può legittimamente dispensare Sì e No a piacimento, ma che però potrebbe valere la pena correre vista la possibilità di intervenire sulla legge elettorale ora all'esame del Senato.
Ma da dove potrebbe nascere tanta fiducia?
Dalla constatazione che il Toninellum (lo si chiama così dal nome del deputato Toninelli del M5S che ha messo su carta il progetto di legge elettorale frutto delle consultazioni in rete) potrebbe avere molti punti di contatto con l'Italicum.
Se inoltre si legge bene il comunicato con il quale Grillo e Casaleggio hanno riaperto a Renzi, ci si trova di fronte ad una proposta di trattativa molto aperta: "Se Renzi ritiene che la legge M5S possa essere la base per una discussione comune, il cui esito dovrà comunque essere ratificato dagli iscritti al M5S, Renzi batta un colpo."
Base di partenza, discussione comune, esito da ratificare da parte degli iscritti, tutti chiari elementi, questi, che stanno ad indicare che quanto già votato in precedenza sul blog, alla luce di una diversa elaborazione, potrebbe essere rimesso in discussione dal nuovo voto.

La legge elaborata dal M5S, come ricordato da Grillo e Casaleggio, è di impronta proporzionale. Un proporzionale però fortemente corretto, così come lo è, attraverso altri meccanismi, l'Italicum.
Entrambi i sistemi, inoltre, riducono fortemente l'ampiezza delle circoscrizioni elettorali.
L'Italicum prevede collegi plurinominali piccoli che mediamente eleggono 3-6 deputati; il Toninellum prevede un misto di circoscrizioni medio-piccole e 3 grandi.
Il primo lo fa per evitare di reintrodurre il voto di preferenza attraverso le liste corte; il secondo per favorire i partiti maggiori a danno dei più piccoli, attraverso la ripartizione dei seggi calcolata a livello di singole circoscrizioni e non a livello nazionale, come invece fa l'Italicum, in quanto con circoscrizioni medio-piccole la soglia di sbarramento implicita risulta essere molto elevata, anche nell'ordine delle due cifre percentuali in buona parte delle circoscrizioni.
Ed eccola quindi qui un'altra similitudine, questa volta, però, tenuto conto degli effetti concreti.
L'Italicum prevede espressamente alte soglie di sbarramento; il Toninellum non le prevede in forma esplicita, ma di fatto il meccanismo della distribuzione dei seggi, a livello di singole circoscrizioni e con il metodo del divisore corretto al posto del proporzionale puro, è tale da produrre forti livelli di esclusione
C'è inoltre da tenere conto che dalle consultazioni sul blog era emersa l'indicazione di una soglia di sbarramento del 5%, ed è stata solo l'elaborazione successiva, la messa su carta operata dal deputato Toninelli, che ha trasformato questo numero secco in una media da realizzare attraverso il meccanismo del riparto dei seggi su base circoscrizionale, anziché su base nazionale. Un lavoro di sintesi che potrebbe quindi essere senza problemi modificato, vista la facilità con la quale si è potuto in precedenza interpretare i risultati della consultazione sul blog.

Con piccole modifiche da una parte o dall'altra, pertanto, tenuto conto che si parte per entrambi da sistemi con circoscrizioni con pochi seggi da distribuire e alte soglie di esclusione per le liste minori, le soluzioni per incontrarsi potrebbero in effetti non mancare.
Tanto più che il modello spagnolo, al quale il Toninellum s'ispira (anche se nell'ultima versione, rispetto a quella depositata dal M5S al Senato nell'autunno scorso, in maniera più attenuata), faceva parte delle tre soluzioni che Renzi aveva offerto come opzione neanche troppo tempo fa, soltanto a gennaio 2014.

Lo scoglio più grande da superare potrebbe essere costituito dal premio di maggioranza, così come prevede l'Italicum, al fine di garantire la maggioranza parlamentare al primo arrivato (peculiarità, questa, tutto italiana, visto che negli altri sistemi parlamentari non vi è alcun meccanismo in grado di garantire al primo arrivato la maggioranza dei seggi).
Il Toninellum, infatti, pur avvantaggiando in maniera sostanziosa i partiti maggiori, non prevede un esplicito premio di maggioranza, neanche in misura ridotta.
Ma come prima evidenziato, c'è da tenere conto della sequenza indicata dal comunicato, "base di partenza, discussione comune, ratifica da parte degli iscritti", per cui un altro voto sul blog potrebbe essere possibile!

Del resto, v
isti i precedenti di Grillo contro l'emendamento che voleva introdurre la soglia minima al Porcellum e i continui inviti per tornare al Mattarellum, cos'altro più potrebbe sorprenderci?


Per approfondimenti sul Toninellum: Truffa #m5s sulla #LeggeElettorale

Riforme.net  - 8 luglio 2014
 
Peggio dell'Italicum? Il Democratellum con doppio turno


   Franco Ragusa
 
Con il sì al doppio turno, anche il Movimento 5 Stelle si è infine piegato alla logica renziana che chiede un vincitore assoluto delle elezioni ad ogni costo.
A ben vedere i precedenti, però, le premesse c'erano tutte.
La logica maggioritaria dell'asso piglia tutto piace da sempre a Grillo, così come dimostrato da più prese di posizione a favore del Mattarellum e la levata di scudi, nell'autunno 2012, contro l'introduzione della soglia minima di voti per l'acquisizione del premio di maggioranza con il Porcellum.
Mettendo insieme tutti i tasselli, quella del Movimento 5 Stelle si sta infatti rivelando una fine strategia per ottenere quello che, solo all'apparenza, si dice di voler contrastare.
Non ci si lasci pertanto ingannare neanche dalle condizioni poste: doppio turno sì, ma solo se, a seguito di un primo turno con proporzionale e senza sbarramenti, nessuna lista sia riuscita a raggiungere la maggioranza dei seggi.
L'obiettivo è sin troppo chiaro: va cambiato il meccanismo per evitare il ricorso alle coalizioni di più liste, così da garantire al Movimento 5 Stelle maggiori possibilità di arrivare tra le prime due liste.
Frega cavoli, quindi, dei livelli di rappresentatività effettiva.
Peraltro, trattandosi di un sistema che copia la legge elettorale spagnola, il Democratellum del M5S non è affatto un proporzionale puro, in quanto si prevede l'assegnazione dei seggi a livello circoscrizionale e non a livello nazionale, con quindi soglie di sbarramento implicite elevatissime per le circoscrizioni medio-piccole, con un più un meccanismo matematico di riparto che favorisce le forze politiche maggiori a danno delle medio-piccole. Laddove andasse inoltre in porto lo scambio "preferenze - ulteriore riduzione dell'ampiezza delle circoscrizioni", gli effetti correttivi, in senso ancor più disproporzionale, del Democratellum, risulterebbero devastanti anche per forze politiche intorno al 10-12%.
Del resto, è stato lo stesso Toninelli, nell'illustrare il progetto pentastellato, a dichiarare che con il 40% dei voti potrebbe essere possibile ottenere la maggioranza dei seggi senza la necessità di un turno supplementare.
Poco più, quindi, del 37% previsto dall'Italicum.
Ma a rendere più distorsivo il democratellum con doppio turno, è che l'assenza delle coalizioni di liste finirebbe per mettere a confronto, nel doppio turno, forze politiche sostenute da un consenso elettorale intorno al 25-30% (il risultato delle europee non fa evidentemente testo, vista la scarsa partecipazione al voto, per cui con meno voti di Veltroni, Renzi ha portato a casa un 40% che lascia il tempo che trova).
Forze politiche, pertanto, con un consenso elettorale reale ben al di sotto di una ragionevole soglia minima di voti, motivo per il quale la Consulta ha già dichiarato incostituzionale il Porcellum, a contendersi l'asso piglia tutto.
 
Sì, va bene, si dirà, ma poi al secondo turno si vince con più del 50%, per cui la legittimazione sarebbe piena.
Ma il 50% di cosa?
Dei votanti del primo turno, a dimostrazione che l'elettorato ha perfezionato i propri intendimenti una volta chiamato ad esprimersi per assegnare il premio di maggioranza? O il 50% dei soli votanti al secondo turno, con la lista vincente che per assurdo potrebbe addirittura ottenere, così come succede spesso nei ballottaggi per i sindaci, meno voti del turno precedente?
 
"Chi partecipa decide", è la prima e più ovvia obiezione, nonché cavallo di battaglia anche del M5S.
Peccato, però, che nei doppi turni ci si trova di fronte ad una consultazione drogata, dove gli elettori non interessati ad assegnare il premio di maggioranza ad una delle due liste non possono contare, in netto contrasto con quanto invece richiesto dalla Consulta: per ottenere l'eventuale premio si deve godere del consenso di una soglia minima di elettori; elettori però liberi di scegliere.
Ed è appunto a questo che serve il doppio turno tra sole due liste, per evitare di soddisfare il requisito della soglia minima di voti richiesto dalla Corte costituzionale, per regalare così facili maggioranze parlamentari senza un effettivo e verificabile perfezionamento della volontà elettorale (al riguardo, riforme.net ha sinora inutilmente sollecitato le forze politiche per presentare degli emendamenti anti truffa).
Un regalo che così come prevedeva la truffa del referendum Guzzetta per l'abolizione delle coalizioni del Porcellum, non verrebbe neanche più assegnato ad una coalizione di liste più ampiamente rappresentativa del corpo elettorale, bensì ad una singola lista.
A voler quindi fare i conti della casalinga, sia l'Italicum che il Democratellum con doppio turno presentano medesime analogie e difetti:
1) al primo turno potrebbe essere possibile ottenere la maggioranza dei seggi con percentuali intorno al 40%;
2) il secondo turno, senza la previsione del raggiungimento di una soglia minima di voti, in riferimento ai votanti del primo turno, serve soltanto per aggirare la sentenza della Consulta contro il Porcellum;
3) i partiti medio-piccoli, in misura lievemente diversa, risulterebbero fortemente penalizzati (da tenere peraltro conto del ricatto del voto utile, che si eserciterebbe in misura maggiore in assenza delle coalizioni di liste);
4) il Democratellum, non prevedendo le coalizioni di liste, risulterebbe addirittura più distorsivo ai fini dell'assegnazione del premio di maggioranza al secondo turno.

20-07-2014 - riforme.net

Dall'incontro Pd-M5S... ecco a voi il super Porcellum


Toninellum vs ItalicumAl di là delle schermaglie utili per gasare i propri sostenitori, qual è la sintesi che conta dell'incontro PD-M5S?
M5S accetta logica del doppio turno, ma chiede che sia di lista e non di coalizione di liste. A Renzi non è parso vero di dichiararsi d'accordo. Ha qualche problema da risolvere con chi ha già sottoscritto l'Italicum, ma magari fosse.
Per inciso, nel 2009 è fallito il referendum Guzzetta che chiedeva l'abolizione delle coalizioni di liste. Chi era contrario denunziava, per l'appunto, che dal Porcellum si sarebbe passati al super Porcellum, visto che il premio di maggioranza sarebbe andato ad un solo partito, anziché ad una più ampia e rappresentativa coalizione di liste.
 
M5S è contrario alle soglie di sbarramento, ma durante l'incontro ha precisato pure che il suo proporzionale per il primo turno contiene meccanismi di sbarramento impliciti tali da garantire un mero diritto di tribuna alle forze minori.
Per dirla quindi con Renzi, lui sarà pure autoritario, ma alla fin fine, M5S è molto più vicino alle sue proposte di quanto non sembri.

E sì che il tutto era facilmente prevedibile:

"Italicum e Toninellum M5S: i lontani vicini"

"Democratellum contro Italicum: cambia l'abito, ma ..."

"Peggio dell'Italicum? Il Democratellum con doppio turno"


Riforme.net  - 17 giugno 2015
 
Movimento 5 Stelle e Italicum: È scoppiato l'amore?


 Franco Ragusa

L'enfant prodige del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, con poche righe dalla sua pagina Facebook è riuscito a trasmettere, senza equivoci, l'opinione del Movimento 5 Stelle riguardo all'Italicum: "La legge elettorale comunale ci è avversa: prevedendo ammucchiate di 10 liste per ogni candidato sindaco, per noi diventa un'impresa storica superare il primo turno con una sola lista. Ma quando ci riusciamo, al secondo turno il voto libero (senza i soliti portatori di voti) ci premia. Non vogliamo fare anche noi ammucchiate, perché se vinci devi poter governare liberamente. Senza capibastone che ti tirano per la giacchetta. A livello nazionale però correremo tutti con un'unica lista. Quindi per le prossime elezioni o cambiano la legge o a Palazzo Chigi è meglio che preparino le valigie."
 
Ebbene sì, avete letto bene: al Movimento 5 Stelle l'Italicum piace. Nulla da dire contro doppio turno e premio di maggioranza; e per quanto riguarda altri dettagli, molto meglio della legge elettorale per i Comuni.
Ma come, nel 2009 tutti a dire che il referendum Guzzetta avrebbe trasformato il Porcellum in un Super Porcellum, e questo proprio perché proponeva la stessa cosa dell'Italicum, l'assegnazione del premio di maggioranza non più anche alle eventuali coalizioni, ma solo ad una singola lista scarsamente rappresentativa dell'intero corpo elettorale, ed oggi l'On. Di Maio ce ne parla come di un pregio?
Il referendum più fallito della storia dei referendum in Italia, che entra nella legge elettorale solo grazie ad un colpo di mano del Governo Renzi (ricordate tutte quelle cose là, come i vari golpe nelle commissioni, il super emendamento, la fiducia, ecc...?), e l'On. Di Maio oggi a dirci che no, meglio di così ai 5 stelle non potrebbe andare?
A onestà del vero, va detto, non siamo di fronte a dichiarazioni inattese, in quanto fu proprio il portavoce Di Maio a chiedere a Renzi l'abolizione delle coalizioni durante la diretta streaming. Per cui sì, il prof. Guzzetta, l'ideatore di quel referendum del 2009 che avrebbe trasformato il Porcellum in un Super Porcellum, oggi può ritenersi più che soddisfatto: certificato e validato anche dal Movimento 5 Stelle.
 
Ma tornando nuovamente alle poche righe di cui sopra, l'illuminante Di Maio dice un'altra cosa, molto più significativa, con il chiaro scopo di alluderne ad un'altra: "o cambiano la legge o a Palazzo Chigi è meglio che preparino le valigie", con il che si lascia intendere che se qualcuno proverà a cambiare la legge elettorale, sarà solo per non far vincere il Movimento 5 Stelle.
Prepariamoci, pertanto, come già successo con il Porcellum, alle peggiori invettive di Grillo contro chi, ragionevolmente, proverà a demolire l'Italicum.
Come si ricorderà, infatti, prima delle elezioni del 2013 fu proprio il Blog di Grillo il primo a tuonare, prendendosela anche con Bruxelles, contro le proposte di modifiche che chiedevano l'inserimento della soglia minima di voti ai fini dell'assegnazione del premio di maggioranza: "di fronte al colpo di Stato del cambiamento della legge elettorale in corsa e al tetto del 42,5% per il premio di maggioranza per impedire a tavolino la possibile vittoria del M5S ... la UE tace".
 
Sì, insomma, all'apprendista stregone importava solo poter vincere le elezioni, costituzionale o no che fosse il premio di maggioranza senza soglia minima di voti.
Il seguito è storia nota. Per pochi voti di differenza, alla Camera dei Deputati il "centrosinistra" finì per spuntarla sul centrodestra, per cui oggi il PD può vantare un numero di Deputati tre volte superiore al numero dei Deputati del Movimento 5 Stelle, e questo nonostante abbiano entrambi ottenuto più o meno lo stesso numero di voti. Fosse andata avanti quella modifica tanto osteggiata da Grillo, oggi vi sarebbero ben altri equilibri in Parlamento e di Renzi ne sentiremmo parlare, forse, solo per qualche comparsata ad Amici.

Oggi come ieri, pertanto, potremmo assistere al ripetersi del teatro dell'assurdo, con il Movimento 5 Stelle schierato a difesa della legge elettorale (incostituzionale) vigente, l'Italicum, e questo nonostante i tanti buoni motivi che dovrebbero indurre a modificarla, a partire dal trucco del turno di ballottaggio aggira soglia (al primo turno si può acquisire il premio di maggioranza solo se con almeno il 40% dei voti validi).
Un turno di ballottaggio dove lo scopo non è quello di consentire all'elettore che non ha votato una delle prime due liste di perfezionare il proprio voto, libero però di scegliere consapevolmente se sostenere o no una delle due liste, bensì quello di imporre a questo elettore di votarle per forza o di rimanere a casa.
Da un lato un sistema costituzionale che chiede la verifica del consenso minimo necessario ai fini dell'assegnazione del premio di maggioranza; dall'altro, però, un turno di ballottaggio dove questa verifica perde di significato.
Non solo, infatti, non vi è più alcun legame, ai fini del computo del numero minimo di voti da conseguire, con il livello di partecipazione al voto del primo turno, per cui, pur prendendo meno voti del turno precedente, si potrebbe lo stesso vincere il ballottaggio ed ottenere il premio di maggioranza; ma all'elettore non è altresì consentito esprimere un voto valido contrario all'assegnazione del premio di maggioranza.
Un sistema schizofrenico dove al primo turno il non consenso per una delle due liste maggiori può impedire l'assegnazione del premio di maggioranza; al ballottaggio invece no, perché qualsiasi comportamento elettorale che non sia un voto diretto verso una delle due forze politiche maggiori non conta, e poco importa se ad aggiudicarsi la prossima maggioranza parlamentare sarà una forza politica sostenuta da meno del 25-39% degli elettori che hanno votato al primo turno.

Né più e né meno di quanto già avviene con l'elezione dei Sindaci, si dirà.
Un'obiezione, questa, facilmente superabile, in quanto non tiene conto di quanto ricordato dalla Consulta proprio in occasione della sentenza di incostituzionalità del Porcellum: "le assemblee parlamentari sono sedi esclusive della «rappresen­tanza politica nazionale» (art. 67 Cost.), si fondano sull’espressione del voto e quindi della sovranità popolare, ed in virtù di ciò ad esse sono affidate funzioni fondamentali, dotate di «una caratterizzazione tipica ed infungibile» (sentenza n. 106 del 2002), fra le quali vi sono, accanto a quelle di indi­rizzo e controllo del governo, anche le delicate funzioni connesse alla stessa garanzia della Costituzione (art. 138 Cost.): ciò che peraltro distingue il Parlamento da altre assem­blee rappresentative di enti territoriali."

Quando, quindi, l'On. Di Maio afferma "devi poter governare liberamente", fa riferimento ad un Parlamento conforme alla sentenza che ha dichiarato l'incostituzionalità del Porcellum, o ad un Parlamento quale che sia, l'importante è che vi siano le condizioni per la vittoria del Movimento 5 Stelle?

A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca.
Di sicuro c'è che anche il Movimento 5 Stelle, per quanto lontano dal 40% necessario per ottenere il premio di maggioranza sin dal primo turno, potrebbe avere i numeri sufficienti per sperare di arrivare al ballottaggio e vincerlo; sempre che, ovviamente, l'Italicum rimanga così com'è!

Riforme.net  - 19 ottobre 2015
 
Dall'esperto Aldo Giannuli, curiosi pretesti per una curiosa difesa d'ufficio dell'Italicum.


 Franco Ragusa

È sorprendente come anche una mente come quella di Aldo Giannuli sia infine caduta nella sindrome dell'accerchiato.
Nel criticare le voci sulle possibili modifiche da apportare all'Italicum (Legge elettorale: cosa vuole Napolitano), anziché porre al centro dell'attenzione la questione vera, e cioè che l'Italicum è fortemente viziato da profili di incostituzionalità, anche lo stimato analista ha finito per portare acqua alle ragioni del Movimento 5 Stelle contro tutte le possibili modifiche che potrebbero impedirne la vittoria.
Ma vediamo le argomentazioni maggiori.

Premio alla singola lista o anche alle coalizioni di liste?
Considerato l'impianto dell'Italicum, una sorta di Porcellum mascherato con il trucco del doppio turno senza requisiti (a tutti gli effetti un premio di maggioranza senza previsione di soglia, come spiegato al punto successivo), consegnare la vittoria ad una singola lista significherebbe consegnare il Paese ad una forza politica fortemente minoritaria. Al riguardo c'è da ricordare il referendum Guzzetta con il quale nel 2009 si voleva per l'appunto abrogare la possibilità del premio alle coalizioni.
E' stato combattuto e battuto con la più semplice delle constatazioni: si sarebbe passati "dal Porcellum al Super Porcellum".
Fatta questa doverosa premessa, la più semplice delle domande: come e perché, ora, il Super Porcellum dovrebbe invece piacerci?
Solo perché tale soluzione piace tanto al Movimento 5 Stelle?
Anche su questo aspetto c'è peraltro da fare esercizio di memoria: fu proprio l'M5S a proporre a Renzi, durante gli incontri sulla legge elettorale tenuti con il PD, l'abolizione del premio alle coalizioni. Della serie: se Renzi è un antidemocratico che vorrebbe poter governare da solo e senza voti veri, non è che il Movimento 5 Stelle sia tanto da meno.

Abolizione del secondo turno.
L'Italicum, sostiene Giannuli, tornerebbe ad essere incostituzionale a causa del premio di maggioranza che potrebbe essere acquisito con il 40% dei voti e, quindi, da doversi ritenere eccessivo per quanto deciso dalla Consulta con il Porcellum.
Ma messa così, l'Italicum sarebbe in ogni caso incostituzionale, anche mantenendo la previsione del secondo turno, vista la possibilità di poter comunque accedere al premio già al primo turno se raggiunta la fatidica soglia del 40%.
Inoltre, ma su questo Giannuli non fa considerazioni nell'articolo, se il premio è da considerare eccessivo avendo ottenuto il 40% dei voti al primo turno, come e perché un numero minore di voti, ottenuto con il ballottaggio, potrebbe invece farlo ritenere legittimo?
Il ballottaggio dell'Italicum non prevede infatti alcun criterio per la validità del risultato. Non un numero minimo di votanti, così come non prevede che sia verificato l'effettivo perfezionamento della volontà elettorale in riferimento ai numeri che al primo turno potrebbero non consentire di ottenere il premio. Se al primo turno, in riferimento ai voti validi, serve il consenso di un tot numero di voti, come e perché lo stesso numero di voti non viene poi richiesto anche per il ballottaggio, nascondendo il tutto dietro la truffa delle astratte percentuali dei soli voti validi di chi si reca a votare ai ballottaggi?
Né più e né meno di quanto già avviene con l'elezione dei Sindaci, si dirà.
Un'obiezione, questa, però facilmente superabile, tenuto conto di quanto enunciato dalla Consulta proprio in occasione della sentenza di incostituzionalità del Porcellum: "le assemblee parlamentari sono sedi esclusive della «rappresen­tanza politica nazionale» (art. 67 Cost.), si fondano sull’espressione del voto e quindi della sovranità popolare, ed in virtù di ciò ad esse sono affidate funzioni fondamentali, dotate di «una caratterizzazione tipica ed infungibile» (sentenza n. 106 del 2002), fra le quali vi sono, accanto a quelle di indi­rizzo e controllo del governo, anche le delicate funzioni connesse alla stessa garanzia della Costituzione (art. 138 Cost.): ciò che peraltro distingue il Parlamento da altre assem­blee rappresentative di enti territoriali."
Insomma, non si mischiano i chiodi con patate.

Nulla da dire, infine, sulla terza considerazione riguardo l'eventuale abbassamento della soglia al 35%.
Senza alcun dubbio, il premio sarebbe da ritenere eccessivo.
Ma su questo non serviva certo l'opinione di un esperto della materia. Per quanto, forse, anche dalle parti del Movimento 5 Stelle l'ipotesi potrebbe non dispiacere.
Vedremo.

Riforme.net  - 3 luglio 2016
 
L'Italicum e i "soloni" dell'inemendabilità


 Franco Ragusa

La calendarizzazione alla Camera di una mozione di SI per valutare gli aspetti ritenuti incostituzionali dell'Italicum, se non ha di per sé riaperto la partita per rimettervi mano, ha sicuramente avuto il merito di far emergere i doppi ed i tripli giochi che da anni caratterizzano la discussione sulla legge elettorale.
Renzi è un baro, ha tuonanto Grillo.
Premesso che ufficialmente Renzi e i renziani continuano a rimanere fedelissimi al pessimo testo licenziato dal Parlamento, ma anche se fosse?
Anzi, diciamo che Renzi è sicuramente un baro.
L'Italicum allora non si tocca per far dispetto a Renzi che è un baro?
Sino a ieri l'Italicum era la madre di tutte le emergenze democratiche, ma dopo la mozione di SI, che per l'appunto ne richiama l'anti democraticità, no, non lo è più?
Dice qualcuno che gli italiani hanno altre urgenze, e che l'esercizio della sovranità, dopo oltre 20 anni, potendo finalmente utilizzare una legge elettorale costituzionale, macché, lo sanno tutti che con la legge elettorale non si mangia.

Del resto, poi, continuano quelli usi a rilanciare più in alto per avere la scusa per non fare, l'Italicum non potrebbe essere emendato: va cancellato e riscritto.

Ma perché l'Italicum non potrebbe essere emendato?

Il ballottaggio è un trucco per aggirare la sentenza della Consulta sulla soglia minima di voti per l'assegnazione del premio di maggioranza?
Certamente sì, per cui si cancella il ballottaggio è il problema non c'è più.

Il 40% di voti, per l'assegnazione del premio di maggioranza, è una soglia minima di voti ancora troppo bassa?
Giusto, alziamo questa percentuale: 45%? 48%?

Non ci piaccioni i capilista bloccati?
Un tratto di penna e non ci sono più.

Insomma, con due o tre emendamenti l'Italicum diverrebbe una legge proporzionale con moderato premio di maggioranza e con soglia di sbarramento al 3%.
Per la miseria, quasi che in Germania.
A proposito: per far dispetto ai tedeschi, con un'altra riga si potrebbe cancellare anche la soglia di sbarramento.

Chiarito, quindi, che l'Italicum è sin troppo facilmente emendabile, come e perché sostenere il contrario?
Perché va sostituito?
Ma soprattutto, con cosa sostituirlo?

Il Movimento 5 Stelle, ad esempio, è ripartito alla carica con il suo Democratellum, un impianto di legge elettorale non meno truffaldino dell'Italicum.
Un proporzionale sensibilmente corretto che riprende la legge elettorale spagnola ed in grado, come l'Italicum, di regalare un ricco pacchetto di seggi alla prima forza politica sino al raggiungimento di una facile maggioranza con un consenso elettorale intorno al 40% dei voti: un premio non dichiarato ma che c'è, così come più volte esposto dal deputato di punta Toninelli.
Ma peggio dell'Italicum, pur in assenza di soglie di sbarramento esplicitamente previste, per la metodologia adottata per il calcolo e la distribuzione dei seggi, divisore corretto su base circoscrizionale e tante piccole-medie circoscrizioni con pochi seggi da assegnare, la soglia di sbarramento implicita si attesterebbe, dai conti fatti dallo stesso M5S, intorno al 5% a livello globale (per approfondimenti: http://www.riforme.net/2014/rass14-11.htm). E sappiamo bene a cosa servano le alte soglia di sbarramento, esplicite o nascoste che siano: condizionare il voto degli elettori per costringerli alla logica del voto utile, cioè non sprecare il loro voto scegliendo forze politiche minori, a tutto vantaggio di quelle maggiori. E questo condizionamento sarà particolarmente sentito per quelle circoscrizioni dove lo sbarramento implicito sarà di gran lunga superiore al 5%.

Ma non c'è solo il Movimento 5 Stelle a sostenere che l'Italicum non si può emendare.
Tra le varie ipotesi in campo di sostituzione in toto, eccoli di nuovo qui i nostalgici del Mattarellum, formalmente all'attacco dell'Italicum, ma sostanzialmente a sostenere i medesimi difetti.
Sono contrari ai capilista bloccati, ma nulla da dire contro quei candidati dei collegi uninominali che sì, erano tutti bloccati. Il voto, infatti, che serviva per favorire la maggioranza parlamentare per la lista preferita dall'elettore, coincideva con il nome dell'unico candidato per la lista presente nel collegio. Più nominati di così!
E guai a riflettere sul regalo di seggi che il Mattarellum potrebbe essere in grado di assegnare ad una forza politica anche solo al 30%. Anche in questo caso, nessun premio di maggioranza dichiarato, ma se per vincere il collegio è sufficiente prendere un voto in più e li vinci tutti o buona parte con un consenso elettorale intorno al 30-35%, altro che Porcellum o Italicum. Anzi, a ben vedere, ancor più incostituzionale.
 
È bene quindi chiamare le cose con il loro vero nome: rifiutare di discutere di modifiche all'Italicum nasconde soltanto l'interesse a che non si discuta la sostanza dell'italicum, e cioè il facile premio di maggioranza.
È questa la vera posta del contendere che oggi interessa a pochi mettere in discussione.
Il resto ... tutte chiacchiere!




Indice "Rassegna Stampa e Opinioni" - 2016

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