05-07-2016 -
riforme.net
Legge elettorale: breve
raccolta di tutte le giravolte a 5 stelle
Di poche ore fa la notizia del mancato
raggiungimento delle 500.000 firme sui due referendum
abrogativi sull'Italicum.
Un risultato miracoloso, quello ottenuto dal Comitato,
420.000 firme circa per ognuno dei due quesiti, in
considerazione che si è trattato di uno sforzo dal
basso.
Un risultato al tempo stesso deludente, però, se si
pensa alle firme contemporaneamente raccolte dalla CGIL su
altri quesiti, a conferma dello scarso impegno sindacale
sulle questioni riguardanti l'effettivo esercizio della
sovranità popolare, come se la cosa non riguardasse
i lavoratori.
Ancor più deludente se si pensa che a sostenere
l'iniziativa vi era anche il Movimento 5 Stelle.
Una forza politica che oggi, da sola e senza
difficoltà, potrebbe raccogliere 500.000 firme in
poche settimane.
A pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca.
Tanto più che il Movimento 5 Stelle non sarebbe
nuovo, proprio in riferimento alla legge elettorale, a
comportamenti di tipo contraddittorio.
Più che doveroso, quindi, ricordare tutte le
ambiguità di un movimento che dice di sostenere
delle cose, ma che, arrivati al dunque, ne fa altre.
Riforme.net
- 11 novembre 2012
P, come
“Premio di maggioranza”, for Dummies
di Franco Ragusa
La scorsa settimana abbiamo avuto un
sondaggio di Renato Mannheimer con risultato a
sorpresa: “Premio
di maggioranza, no da un italiano su due”.
Certo, potrebbe trattarsi di un caso di
volubilità temporanea.
Ma forse no, non si tratta di un caso sporadico,
ma di una convinzione via via consolidatasi negli
ultimi anni.
Secondo un vecchio sondaggio di Repubblica,
infatti, nel settembre 2010 il 41% era favorevole
ad un sistema proporzionale con sbarramento sul
modello tedesco.
Valessero questi dati così come in genere
ci vengono proposti per convincerci sulle cose da
fare, il come modificare la legge elettorale
sarebbe cosa fatta.
E invece no!
Quando si tratta di legge elettorale, guai a
toccare l’orticello privilegiato di turno, guai a
mettere in discussione la vittoria dei beneficiati
del momento.
Di qui l’esigenza di spiegare anche ai più
stupidi, che nel caso specifico non corrispondono
ai tanti Sig. Rossi o Sig. Bianchi che hanno
già risposto ai sondaggi di cui sopra,
l’entità del furto di sovranità
popolare subito dagli elettori in conseguenza
delle leggi elettorali maggioritarie in vigore dal
1994: il Mattarellum prima, il Porcellum ora.
Nelle elezioni del 1994 Berlusconi vince, pur
nell’impossibilità di mettere insieme AN
con la Lega Nord, stipulando due distinte
alleanze elettorali.
Con il 44,32% alla Camera ottiene il 63,35% dei
seggi attribuiti con il 75% di quota
maggioritaria: 301.
Per essere chiari, si tratta di un premio in seggi
di circa il 19%, appena attenuato dal restante 25%
assegnato con la quota proporzionale.
Il Patto per l’Italia, con oltre il 15%, nella
quota maggioritaria ottiene soltanto 4 seggi.
Sì, avete letto bene! Un terzo dei voti
facenti riferimento a Berlusconi, ma solo 4 seggi
contro i 301 assegnati alle due anomale
coalizioni.
Nel 1996 è il centrosinistra a gioire. Per
quanto vada un po’ meno di lusso, la forzatura
maggioritaria sortirà lo stesso un
risultato a due cifre percentuali: a fronte del
44,54% nella quota maggioritaria per la Camera, il
regalo in seggi risulterà infatti di oltre
il 10%.
Va molto meglio alla Casa delle Libertà con
le elezioni del 2001.
Sempre facendo riferimento alla quota
maggioritaria per la Camera, oltre il 59% di seggi
a fronte di un risultato del 45,57% … di
voti validi (da tenere infatti conto che nel
frattempo l’area del non voto va crescendo).
Nel 2005, causa timori di una sicura sconfitta
elettorale, il centrodestra decide di cambiare la
legge elettorale per attenuare gli effetti
maggioritari, per ridurre, cioè, il regalo
di seggi alla prima forza politica.
L’intero centro sinistra, però,
sicuro di poter vincere a mani basse le elezioni,
anziché approfittare del momento di
debolezza della destra e lavorare per
democratizzare la legge elettorale, pensò
bene di alzare le barricate e la parola d’ordine
fu la strenua difesa del Mattarellum.
Siamo quindi giunti al Porcellum che permette,
sì, al massimo, di raggiungere il 55% dei
seggi per la forza politica o coalizione che
arrivi prima, ma che non pone limiti, al 20 o al
45% non fa differenza, per l’acquisizione di
questo premio di maggioranza.
Di questo si accorge la Corte Costituzionale.
In occasione della pronuncia
sull’ammissibilità dei referendum Guzzetta,
infatti, pur non potendo entrare nel merito
né della legge di risulta e né della
legge da sottoporre a referendum abrogativo, la
Consulta mise in evidenza gli aspetti critici di
una legislazione che “non subordina l'attribuzione del premio
di maggioranza al raggiungimento di una soglia
minima di voti e/o di seggi”. E sì
che anche con il Mattarellum non è che le
cose andassero tanto diversamente.
La Corte Costituzionale rimase però
inascoltata e nel 2008, con due coalizioni
ristrette, avemmo un primo anticipo di cosa
potrebbe succedere con il Porcellum.
Con 2 milioni di voti in meno rispetto al 2006 (e
sì, il non voto e la protesta continuano a
salire), il centrodestra conquista il 55% dei
seggi alla Camera a fronte del 46,8% dei voti
validi, ma solo il 36,3% in riferimento agli
aventi diritto.
Con un simile seguito, espressioni come
“legittimazione democratica” lasciano il tempo che
trovano.
Siamo quindi giunti ai giorni nostri, con un
quadro politico mutato a tal punto che una
coalizione o una forza politica intorno al 25% dei
“voti validi” potrebbe fare “asso piglia tutto”.
Ma ancora una volta, la storia potrebbe ripetersi
e di necessità virtù.
All’improvviso, nel centrodestra dato per
spacciato si accorgono tutti dell’anomalia
segnalata dalla Corte Costituzionale: e che
diamine, un partito al 30% potrebbe beccarsi un
premio in seggi di ben il 25%.
Viene quindi proposto un emendamento che fissa al
42,5% la soglia minima per poter accedere al
premio di maggioranza sino al conseguimento del
55% dei seggi.
L’avesse proposto la sinistra, nulla di più
normale. Anzi, quel 42,5% sarebbe ancora da
giudicare come insufficiente.
Ma apriti cielo, chi è che ti va a
protestare nei confronti di questa soglia sin
troppo ridicola?
Il PD e Grillo.
Sarà l’ingovernabilità, grida il PD;
è una norma per impedire la vittoria di
Grillo, urlano dalle parti del clan Casaleggio.
Ora, ammesso e non concesso che il PD o Grillo
possano arrivare primi, possibile mai che non ci
si vergogni nell’invocare per sé il
super-furto di seggi da perpretare ai danni degli
elettori che non ti votano?
Ottieni 25 e prendi 55, e questa sarebbe
democrazia? Questo è il consenso che conta?
Ma poi, dove sta scritto che il PD o Grillo
arrivino primi?
Nella migliore delle ipotesi una delle due forze
politiche arriverà seconda. E come e
perché dovrebbe essere considerato lecito
rubare un numero rilevante di seggi in nome di una
legge che sino a ieri l’altro tutti volevano
cambiare e che da tutti viene chiamata Porcellum?
Se dal ceto politico la risposta che potrebbe
giungere è sin troppo scontata, forse lo
stesso non è per quegli elettori che hanno
ben compreso di essere stati defraudati di un loro
diritto: una testa, un voto! |
Riforme.net
- 29 novembre 2012
Legge
elettorale: la porcata maggioritaria che oggi
piace tanto a Grillo
di Franco Ragusa
Se fosse possibile cambiare domani stesso
il Porcellum, togliendo l'assurdo premio di
maggioranza, ci sarebbe solo da festeggiare per la
conquista di un esercizio del diritto di voto
pieno, senza condizionamenti e trucchi contabili,
dove, cioè, nessun voto potrebbe valere
più di altri: una testa, un voto, e fine
della porcata!
Ed è per questo che, peraltro, alle scorse
elezioni molti elettori protestarono nei seggi, in
quanto non era possibile votare con questa legge
elettorale.
Le stesse cose le chiedeva la raccolta di firme
per il quesito referendario del comitato
Passigli-Sartori-Ferrara, poi boicottato dai
soliti noti che, con molti più mezzi,
oscurarono un referendum sicuramente ammissibile
per dirottare oltre un milione di persone su di un
quesito referendario palesemente inammissibile.
Ma al di là delle polemiche, il dato certo
è che di votare con il Porcellum non va
più ad una buona parte del Paese, per cui,
sinché c'è speranza, chissà
che non sia la volta buona.
Certo, potrebbe pure esservi la possibilità
che un'eventuale modifica della legge elettorale
da parte di questo Parlamento potrebbe farci
cadere dalla padella alla brace.
Ma al di là di questi più che
fondati timori, domandiamoci cosa avremmo da
obiettare nel caso l'attuale legge elettorale
venisse modificata in meglio.
Magari fosse! per l'appunto.
Non sono però più di questo avviso
il PD e, con sempre più forza, Beppe
Grillo.
Per il garante dell'M5S l'attuale legge
elettorale, cioè il Porcellum, non si deve
toccare, e non perché l'obiettivo reale di
buona parte del Parlamento potrebbe non essere
quello di eliminare una "legge elettorale
incostituzionale" (così definita anche sul
suo Blog ancora lo scorso anno, si veda il post:
"Le elezioni del Titanic"). No, ciò che
Beppe Grillo va sostanzialmente denunciando
è l'esatto contrario: se tolgono il furto
di seggi determinato dal premio di maggioranza, il
Movimento 5 Stelle non può vincere le
elezioni.
Siamo cioè di fronte ad una congiura che ha
il solo scopo di impedire la vittoria dell'M5S.
Sulla stessa lunghezza d'onda, come sopra
ricordato, anche il PD.
La sintonia tra le due forze politiche, convinte
entrambe di poter vincere le prossime elezioni e
di poter così conseguire un largo premio di
maggioranza, arriva addirittura sino al punto di
paventare gli stessi timori.
Se cambia il Porcellum ci ritroveremo con il Monti
bis.
Ora, con tutta l'antipatia politica, molta, che si
può provare per l'attuale Presidente del
Consiglio, peraltro in "pista" anche grazie al
forte sostegno parlamentare del PD, di fronte ad
un simile "spettro" non vi è che una
risposta: è la democrazia, bellezza! con
tutte le difficoltà da dover superare che
essa comporta, perché chi non ha la
maggioranza dei voti non può avere la
pretesa di rappresentare la maggioranza degli
elettori.
Piccolo dettaglio da non trascurare, infatti, ma
che con molta facilità viene dimenticato,
è che i seggi che in questi ultimi anni di
maggioritario sono stati indebitamente spostati da
una parte all'altra non erano delle forze
politiche, ma di quegli elettori che si sono visti
derubare del diritto alla rappresentanza,
cioè del diritto riconosciuto all'art. 49
della Costituzione "di concorrere con metodo
democratico a determinare la politica nazionale".
Ben venga, quindi, il "Colpo di Stato italico"
denunciato da Beppe Grillo sul suo Blog, se questo
potrebbe restituire agli elettori ciò che a
loro spetta per intero.
Tanto più che all'evocazione dello spettro
Monti Bis, venisse meno l'attuale premio di
maggioranza, si potrebbe rispondere evocando uno
spettro non meno insidioso: e se invece dell'M5S o
del PD, a prendere il 20-30% di premio di
maggioranza fosse proprio una coalizione
pro-Monti?
Non bastano i danni che il bocconiano si è
rivelato in grado di fare pur non essendo
sostenuto da una maggioranza omogenea? Vogliamo
addirittura correre il rischio di vederlo a capo
di una maggioranza super blindata?
E sì che il dominio del Berlusconi
padre-padrone del Paese, grazie ai regali delle
leggi elettorali maggioritarie che si sono
susseguite dal '94 ad oggi, è di ieri
l'altro. |
Riforme.net
- 1 gennaio 2014
Quando Beppe
Grillo sostiene il ritorno al Mattarellum, sta
in buona fede o no?
Franco
Ragusa
Per questo nuovo inizio dell'anno ci si
può risparmiare di commentare il discorso
di Napolitano. Basta ed avanza quando già
ribadito con l'ultimo severo editoriale del
2013: Il
ruolo inaccettabile di Napolitano è che
governa, non che governa male.
Per quanto invece riguarda il discorso di
Grillo, che contesta l'illegittimità
costituzionale dell'attuale Parlamento per
l'abnorme premio di maggioranza, ma al tempo
stesso continua a sostenere la necessità
di tornare a votare con il Mattarellum, ci si
permette di ricordare alcuni numeri.
Nelle elezioni del 1994 Berlusconi vinse, pur
nell’impossibilità di mettere insieme AN
con la Lega Nord, stipulando due distinte
alleanze elettorali.
Con il 44,32% alla Camera ottenne il 63,35% dei
seggi attribuiti con il 75% di quota
maggioritaria: 301.
Un premio in seggi, quindi, di circa il 19%,
appena attenuato dal restante 25% assegnato con
la quota proporzionale.
Il Patto per l’Italia, con oltre il 15%, nella
quota maggioritaria ottenne soltanto 4 seggi.
Sì, avete letto bene! Un terzo dei voti
facenti riferimento a Berlusconi, ma solo 4
seggi contro i 301 assegnati alle due anomale
coalizioni.
Pertanto, cosa ci ricordano questi numeri,
guardando all'anomala distribuzione dei seggi
dell'attuale Parlamento?
C'è qualche similitudine o no?
Con il Mattarellum e tre formazioni di peso,
quante possibilità potrebbero esservi,
con pochi voti di differenza intorno al 30% dei
consensi elettorali, che tutto il malloppo
finisca nelle mani di una sola di queste?
E a questo potenziale vincitore, dopo che ha
fatto "asso piglia tutto", gli affidiamo la
stesura della nuova legge elettorale?
Per cui, delle due l'una: quando Grillo sostiene
il ritorno al Mattarellum, sta in buona fede o
no?
PS: La Corte Costituzionale non ha impiegato sei
anni per decidere sull'incostituzionalità
del Porcellum, ma solo pochi mesi.
Ha potuto pronunciarsi soltanto perchè
poche decine di cittadini, di tentativo in
tentativo, a spese loro, nel silenzio generale
dei media e delle forze politiche, compreso
quello del Movimento 5 Stelle, sono infine
riusciti a trovare un giudice che ha deciso di
sollevare la questione di
incostituzionalità avanti la Consulta.
Decisione della prima sezione della Corte di
Cassazione di Milano a maggio del 2013.
C'è altresì da aggiungere che la
Consulta, per le vigenti norme sull'accesso al
sindacato di legittimità costituzionale,
non può alzarsi la mattina e scegliersi
le leggi da esaminare. Nonostante ciò, a
partire dal 2008, in più occasioni ha
sollevato la problematicità costituita
dall'assegnazione di un premio di maggioranza
senza soglia minima di voti e/o di seggi da
raggiungere.
E chi fu ad opporsi strenuamente, quando venne
paventata la possibilità di inserire
questa soglia?
Toh, un certo signor Beppe Grillo, molto adirato
per il silenzio dell'UE "di fronte al colpo
di Stato del cambiamento della legge
elettorale in corsa e al tetto del 42,5% per
il premio di maggioranza per impedire a
tavolino la possibile vittoria del M5S".
Poi il Movimento 5 Stelle non ha vinto e i seggi
sono stati malamente distribuiti come sappiamo.
E questo è potuto avvenire perché
anche Grillo ha preferito piegare l'interesse
generale al proprio interesse spicciolo del
momento, perché questa volta, che
importa, tanto vinciamo noi. |
Riforme.net
- 12 febbraio 2014 (ultimo aggiornamento tabelle
in coda del 04/06/2014)
La legge
elettorale del M5S, scritta un pezzetto alla
volta
Franco
Ragusa
Avete presente quei manuali del tipo "l'inglese
per viaggiare", letti velocemente i quali in
molti si convincono che sì, se ne sa
abbastanza anche per ben altro?
Ecco, questo è quanto sta avvenendo sul
Blog di Beppe Grillo, con le lezioni sulla legge
elettorale a cura del prof. Aldo Giannuli.
Una paginetta di spiegazioni per singoli
aspetti, poi dopo il voto si passa, per
esclusione, alla paginetta successiva, e poi
subito di nuovo pronti per votare nuovamente.
Dopo le prime tre votazioni che hanno delineato
la strada da seguire, collegi intermedi e
proporzionale corretto, si è ora arrivati
alla lezione che prelude al voto su quale tipo
di proporzionale corretto adottare.
Ancora una volta, però, una lezione
incompleta e senza alcun approfondimento circa
le possibili conseguenze derivanti dalla
combinazione di più fattori.
Le soglie di sbarramento, ad esempio, sono senza
dubbio una forma di proporzionale corretto.
Così come sarebbe una forma di
proporzionale corretto ripartire i seggi a
livello delle circoscrizioni, senza recupero dei
resti inutilizzati, piuttosto che a livello
nazionale. Ancor più corretto se la
dimensione della circoscrizione fosse
medio-piccola (i collegi intermedi già
approvati dal voto degli iscritti certificati).
In quelle più piccole, con soli due seggi
a disposizione, ottengono seggi solo i primi due
partiti, mentre tutti gli altri perdono voti che
non verranno recuperati; con tre seggi a
disposizione, invece, potrebbe forse esserci
speranza anche per la terza forza
politica; ma anche con dieci seggi a
disposizione, il quoziente minimo per avere
seggi interi risulterebbe ancora molto elevato,
il 10%.
A chiamare quindi le cose con il loro vero nome,
gli iscritti del M5S potrebbero già aver
votato, con la scelta dei collegi intermedi,
l'adozione di un proporzionale fortemente
corretto; una correzione in grado di fare strage
dei partiti medio-piccoli (diversi milioni di
voti), e questo senza aver ancora scomodato
l'ulteriore correzione, cioè uno dei tre
metodi sui quali verranno chiamati a scegliere a
giorni: premio di maggioranza; metodo del
quoziente rettificato; metodo del divisore
proporzionale puro (metodo D'Hondt).
Premesso tutto ciò: a pensare male si fa
peccato, ma spesso ci si piglia.
Per il metodo sin qui adottato, di voto in voto
per parti separate, il Blog sembrerebbe
indirizzarsi verso una legge elettorale mista
porcellum-spagnola (collegi intermedi e premio
di maggioranza), oppure prevalentemente spagnola
(collegi intermedi con quoziente rettificato o
metodo D'Hondt); e quest'ultimissima soluzione,
guarda un po' la coincidenza, coincide proprio
con il progetto di legge elettorale che il M5S
ha già depositato da tempo.
Insomma, se dalle parti di Renzi e Berlusconi
non si vede l'ora di far fuori chiunque si ponga
o venga posto al di fuori delle formazioni
maggiori, sbarramento all'8% per le liste non
coalizzate, anche dalle parti di Grillo non
è che stia andando tanto meglio. Anzi, di
correzione sommata a correzione, in maniera
diretta e indiretta potrebbe anche andare
peggio.
Aggiornamento:
20-02-2014
Oggi il Blog vota nuovamente per decidere sulle
soglie di sbarramento.
Secondo il buon Toninelli, Deputato M5S, “qualche
forma di sbarramento nell'accesso della
rappresentanza è utile al corretto
funzionamento del Parlamento e a favorire la sua
capacità decisionale.”
Per questo è favorevole allo sbarramento
naturale costituito dai collegi medio-piccoli.
Di
seguito due esempi pratici per valutare i
possibili effetti del Toninellum.
1000 voti validi, 7 seggi a
disposizione. Metodo D’Hondt
|
Liste
|
A
|
B
|
C
|
D
|
E
|
F
|
Voti - Div. 1
|
310
|
270
|
240
|
100
|
70
|
10
|
Div. 2
|
155
|
135
|
120
|
50
|
35
|
5
|
Div. 3
|
103,3
|
90
|
80
|
33,3
|
|
|
seggi
|
3
|
2
|
2
|
|
|
|
Note: Per riuscire a conquistare un
seggio, la lista D avrebbe dovuto
ottenere, in ipotesi sottraendoli alle
liste E ed F, non meno di 104 voti,
cioè il 10,4%; con soli 6 seggi a
disposizione, non meno di 121 voti,
cioè il 12,1%.
|
1000 voti validi, 7 seggi a
disposizione. Metodo belga
|
Liste
|
A
|
B
|
C
|
D
|
E
|
F
|
Voti - Div. 1
|
310
|
270
|
240
|
100
|
70
|
10
|
Div. 1,5
|
206,6
|
180
|
160
|
66.6
|
46,6
|
3,3
|
Div. 2
|
155
|
135
|
120
|
50
|
35
|
5
|
seggi
|
3
|
2
|
2
|
|
|
|
Note: Per riuscire a conquistare un
seggio, la lista D avrebbe dovuto
ottenere non meno di 156 voti,
cioè il 15,6%; con soli 6 seggi a
disposizione, non meno di 161 voti,
cioè il 16,1%.
|
Aggiornamento del
4/06/2014
E questa è la simulazione del Toninellum
definitivo, secondo il progetto
di legge depositato il 6 maggio 2014
1000 voti validi, 7 seggi a
disposizione. Metodo Toninellum 6 maggio
2014
|
Liste
|
A
|
B
|
C
|
D
|
E
|
F
|
Voti - Div. 1
|
310
|
270
|
240
|
100
|
70
|
10
|
Div. 1,8
|
172,2
|
150
|
133,3
|
55,5
|
38,8
|
5,5
|
Div. 2,6
|
119,2
|
103,8
|
85,7
|
38,5
|
|
|
Div. 3,4
|
91,2
|
79,4
|
70,6
|
|
|
|
Div. 4,2
|
73,8
|
64,3
|
57,1
|
|
|
|
Div. 5
|
62
|
54
|
48
|
|
|
|
seggi vinti
|
3
|
2
|
2
|
|
|
|
Note:
Per riuscire a conquistare un seggio con
la circoscrizione considerata, 7 seggi a
disposizione da assegnare, la lista D
avrebbe dovuto ottenere non meno di 120
voti, cioè il 12%; con soli 6
seggi a disposizione, non meno di 134
voti, cioè il 13,4%.
Con il 10%, pertanto, il primo seggio lo
si potrebbe ottenere nel caso di
circoscrizioni con almeno 9 seggi a
disposizione.
Da notare che nel caso di circoscrizione
più ampia, sino a 18 seggi a
disposizione, la Lista D rimarrebbe con
un solo seggio.
La lista E, con il 7%, conquista un
seggio se i seggi a disposizione della
circoscrizione sono almeno 15.
|
|
04-06-2014 -
riforme.net
Truffa #m5s
sulla #LeggeElettorale
E come volevasi dimostrare (tutto già
ampiamente previsto nell'editoriale "La legge
elettorale del M5S, scritta un pezzetto alla
volta"), alla fine il risultato nero su
bianco della consultazione in rete è stato,
di fatto, la riproposizione del testo che il
Movimento 5 Stelle aveva già depositato lo
scorso autunno.
C'è però il dolo, in quanto chi ha
seguito le consultazioni in rete, ma soprattutto
chi ha votato, dove e come ha potuto desumere che
non si sarebbe proceduto, stabilita la soglia di
sbarramento al 5%, con riparto nazionale
anziché a livello circoscrizionale?
Dove e come qualcuno ha votato per realizzare una
sorta di sbarramento medio da ricavare sul modello
della legge elettorale spagnola?
Niente di tutto questo.
Si arriva a questo risultato per "ricostruzione",
cioè mettendo tutti insieme dei singoli e
poco coerenti tra loro pronunciamenti.
In altre parole, intervenendo per singoli punti e
senza aver mai avuto una visione di insieme di
quello che si andava a costruire, chi ha votato
sul portale si è ritrovato, di punto in
bianco, ad aver attribuito una sorta di eccesso di
delega a chi, alla fine, si è auto
incaricato di interpretare la presunta democrazia
diretta che si sarebbe espressa sul WEB.
E per chiarire di cosa si parla, questa
è la simulazione del Toninellum secondo
il progetto
di legge depositato il 6 maggio 2014
1000 voti validi, 7 seggi a
disposizione. Metodo Toninellum 6 maggio
2014
|
Liste
|
A
|
B
|
C
|
D
|
E
|
F
|
Voti - Div. 1
|
310
|
270
|
240
|
100
|
70
|
10
|
Div. 1,8
|
172,2
|
150
|
133,3
|
55,5
|
38,8
|
5,5
|
Div. 2,6
|
119,2
|
103,8
|
85,7
|
38,5
|
|
|
Div. 3,4
|
91,2
|
79,4
|
70,6
|
|
|
|
Div. 4,2
|
73,8
|
64,3
|
57,1
|
|
|
|
Div. 5
|
62
|
54
|
48
|
|
|
|
seggi vinti
|
3
|
2
|
2
|
|
|
|
% seggi |
42,8%
|
28,6%
|
28,6%
|
|
|
|
diff. %
voti-seggi |
+ 11,8%
|
+ 1,6%
|
+ 4,6%
|
- 10%
|
- 7%
|
- 1%
|
Note: Per
riuscire a conquistare un seggio con la
circoscrizione considerata, 7 seggi a disposizione
da assegnare, la lista D avrebbe dovuto ottenere
non meno di 120 voti, cioè il 12%; con soli
6 seggi a disposizione, non meno di 134 voti,
cioè il 13,4%.
Con il 10%, pertanto, il primo seggio lo si
potrebbe ottenere nel caso di circoscrizioni con
almeno 9 seggi a disposizione.
La lista E, con il 7%, conquista un seggio se i
seggi a disposizione della circoscrizione sono
almeno 15.
Considerato il basso numero dei seggi a
disposizione, nulla di particolarmente punitivo.
Il problema vero per la lista D e la lista E,
però, è che a causa del riparto su
base circoscrizionale, anziché su base
nazionale, non potranno in alcun modo recuperare i
voti non produttivi di seggi nelle circoscrizioni
medio-piccole, ottenendo così un risultato
in seggi complessivamente inferiore a quello che
avrebbero effettivamente conseguito laddove si
fosse applicata una soglia di sbarramento
esplicita al 5%, ma tenuto conto del risultato
ottenuto a livello nazionale.
Problema di cattiva distribuzione che si intuisce
immediatamente applicando le stesse percentuali di
voto ad una circoscrizione più ampia,
1000 voti validi, 18 seggi a
disposizione. Metodo Toninellum 6 maggio
2014
|
Liste
|
A
|
B
|
C
|
D
|
E
|
F
|
Voti - Div. 1
|
310
|
270
|
240
|
100
|
70
|
10
|
Div. 1,8
|
172,2
|
150
|
133,3
|
55,5
|
38,8
|
5,5
|
Div. 2,6
|
119,2
|
103,8
|
85,7
|
38,5
|
|
|
Div. 3,4
|
91,2 |
79,4 |
70,6
|
|
|
|
Div. 4,2
|
73,8 |
64,3 |
57,1
|
|
|
|
Div. 5
|
62 |
54
|
48
|
|
|
|
Div. 5,8
|
53,4
|
|
|
|
|
|
seggi vinti
|
6
|
5
|
5
|
1
|
1
|
|
% seggi |
33,3%
|
27,7%
|
27,7%
|
5,5%
|
5,5%
|
|
diff. %
voti-seggi |
+ 2,3%
|
+ 0,7%
|
+ 3,7%
|
- 4,5%
|
-1,5%
|
|
Proviamo ora a fare la stessa simulazione con dei
risultati elettorali diversi, ipotizzando che un
partito raggiunga il 40% dei voti.
1000 voti validi, 7 seggi a
disposizione. Metodo Toninellum 6 maggio
2014
|
Liste
|
A
|
B
|
C
|
D
|
E
|
F
|
Voti - Div. 1
|
400
|
250
|
190
|
100
|
50
|
10
|
Div. 1,8
|
222,2
|
138,8
|
105,5
|
55,5
|
27,7
|
5,5
|
Div. 2,6
|
153,8
|
96,1
|
73
|
38,5
|
|
|
Div. 3,4
|
117,6 |
73,5
|
55,8
|
|
|
|
Div. 4,2
|
95,2
|
59,2
|
45,2
|
|
|
|
Div. 5
|
80
|
50
|
38
|
|
|
|
seggi vinti
|
4
|
2
|
1
|
|
|
|
% seggi
|
57,1%
|
28,6%
|
14,3%
|
|
|
|
diff. %
voti-seggi
|
+ 17,1%
|
+ 3,6%
|
- 4,7%
|
- 10%
|
- 5%
|
- 1%
|
Note: Per
riuscire a conquistare un seggio con la
circoscrizione considerata, 7 seggi a disposizione
da assegnare, la lista D avrebbe dovuto ottenere
non meno di 118 voti, cioè l'11,8%; con
soli 6 seggi a disposizione, non meno di 139 voti,
cioè il 13,9%.
Con il 10%, pertanto, anche in questo caso, il
primo seggio lo si potrebbe ottenere nel caso di
circoscrizioni con almeno 9 seggi a disposizione.
La lista E, al 5%, completamente tagliata fuori.
Da notare, come in precedenza, che nel caso di
circoscrizione più ampia, sino a 18 seggi a
disposizione, la Lista D, con il 10%, anche con
questa diversa distribuzione di voti, rimarrebbe
con un solo seggio.
1000 voti validi, 18 seggi a
disposizione. Metodo Toninellum 6 maggio
2014
|
Liste
|
A
|
B
|
C
|
D
|
E
|
F
|
Voti - Div. 1
|
400
|
250
|
190
|
100
|
50
|
10
|
Div. 1,8
|
222,2
|
138,8
|
105,5
|
55,5
|
27,7
|
5,5
|
Div. 2,6
|
153,8
|
96,1
|
73
|
38,5
|
|
|
Div. 3,4
|
117,6 |
73,5 |
55,8
|
|
|
|
Div. 4,2
|
95,2 |
59,2 |
45,2
|
|
|
|
Div. 5
|
80 |
50
|
38
|
|
|
|
Div. 5,8
|
68,9
|
|
|
|
|
|
Div. 6,6
|
60,6
|
|
|
|
|
|
Div. 7,4
|
54
|
|
|
|
|
|
seggi vinti
|
8
|
5
|
4
|
1
|
|
|
% seggi
|
44,4 %
|
27,7 %
|
22,2
|
5,5%
|
|
|
diff. %
voti-seggi |
+ 4,4%
|
+ 2,7%
|
+ 3,2%
|
- 4,5%
|
- 5% |
- 1%
|
Per concludere e ricollegarci con quanto sopra
ricordato, vista la particolare scelta del metodo
dei divisori, combinata con l'altra scelta di
distribuire i seggi a livello circoscrizionale e
non nazionale, bruciando così tutti i voti
delle liste minori che, circoscrizione per
circoscrizione potrebbero non superare le alte
soglie di sbarramento implicite al meccanismo, il
sistema escogitato dai sarti dell'M5S sembra
cucito apposta per confezionare una sorta di
tripartitismo assoluto,
Se l'Italicum è infatti una truffa in grado
di alterare fortemente l'espressione di voto di
milioni di elettori, il Toninellum non gli
è certo da meno.
Si veda anche L'approfondimento
già svolto sul testo analogo presentato
lo scorso autunno
|
17-06-2014 -
riforme.net
Democratellum
contro Italicum: cambia l'abito, ma ...
Dai conti fatti dal Movimento 5
Stelle, per quello che è il meccanismo
incrociato delle circoscrizioni intermedie e la
ripartizione proporzionale a livello
circoscrizionale con divisore rettificato, con la
loro proposta di legge elettorale, il
Democratellum, che pero sarebbe meglio chiamare
Toninellum, chi arriva primo con almeno il 40% dei
voti conquista la maggioranza dei seggi.
Ma non solo: pur non prevedendo esplicite quote di
sbarramento, il Toninellum opera in automatico una
sorta di selezione naturale, per cui le liste sino
a circa il 10% ottengono solo qualche seggio.
L'Italicum, invece...
L'Italicum, invece, senza meccanismi indiretti,
prende e dà la maggioranza dei voti a chi
arriva primo con almeno il 37%; e a seconda della
collocazione delle liste, applica direttamente
soglie di sbarramento che vanno dal 4,5% all'8%.
Al di là dei diversi meccanismi, quindi,
sia l'Italicum che il Toninellum possono regalare
seggi nell'ordine delle 2 cifre percentuali,
nonché ridurre l'effettivo diritto alla
rappresentanza per milioni di elettori.
Traducendo il tutto in un linguaggio più
immediato: ma dal lato dell'interesse di milioni
di elettori, che in un modo o nell'altro, tra
premi e soglie di sbarramento si vedono rubare
seggi allo stesso modo, che diavolo cambierebbe?
Ma per meglio capire di cosa si tratta quando si
parla di Toninellum, dalle parole ai fatti.
1000 voti validi, 7 seggi a
disposizione. Metodo Toninellum 6 maggio
2014
|
Liste
|
A
|
B
|
C
|
D
|
E
|
F
|
Voti - Div. 1
|
400
|
250
|
190
|
100
|
50
|
10
|
Div. 1,8
|
222,2
|
138,8
|
105,5
|
55,5
|
27,7
|
5,5
|
Div. 2,6
|
153,8
|
96,1
|
73
|
38,5
|
|
|
Div. 3,4
|
117,6 |
73,5
|
55,8
|
|
|
|
Div. 4,2
|
95,2
|
59,2
|
45,2
|
|
|
|
Div. 5
|
80
|
50
|
38
|
|
|
|
seggi vinti
|
4
|
2
|
1
|
|
|
|
% seggi
|
57,1%
|
28,6%
|
14,3%
|
|
|
|
diff. %
voti-seggi
|
+ 17,1%
|
+ 3,6%
|
- 4,7%
|
- 10%
|
- 5%
|
- 1%
|
Note: Per
riuscire a conquistare un seggio con la
circoscrizione considerata, 7 seggi a disposizione
da assegnare, la lista D avrebbe dovuto ottenere
non meno di 120 voti, cioè il 12%; con soli
6 seggi a disposizione, non meno di 134 voti,
cioè il 13,4%.
Con il 10%, pertanto, il primo seggio lo si
potrebbe ottenere nel caso di circoscrizioni con
almeno 9 seggi a disposizione.
La lista E, con il 7%, conquista un seggio se i
seggi a disposizione della circoscrizione sono
almeno 15.
Considerato il basso numero dei seggi a
disposizione, nulla di particolarmente punitivo.
Il problema vero per la lista D e la lista E,
però, è che a causa del riparto su
base circoscrizionale, anziché su base
nazionale, non potranno in alcun modo recuperare i
voti non produttivi di seggi nelle circoscrizioni
medio-piccole, ottenendo così un risultato
in seggi complessivamente inferiore a quello che
avrebbero effettivamente conseguito laddove si
fosse applicata una soglia di sbarramento
esplicita al 5%, ma tenuto conto del risultato
ottenuto a livello nazionale.
Problema di cattiva distribuzione che si intuisce
immediatamente applicando le stesse percentuali di
voto ad una circoscrizione più ampia,
1000 voti validi, 18 seggi a
disposizione. Metodo Toninellum 6 maggio
2014
|
Liste
|
A
|
B
|
C
|
D
|
E
|
F
|
Voti - Div. 1
|
400
|
250
|
190
|
100
|
50
|
10
|
Div. 1,8
|
222,2
|
138,8
|
105,5
|
55,5
|
27,7
|
5,5
|
Div. 2,6
|
153,8
|
96,1
|
73
|
38,5
|
|
|
Div. 3,4
|
117,6 |
73,5 |
55,8
|
|
|
|
Div. 4,2
|
95,2 |
59,2 |
45,2
|
|
|
|
Div. 5
|
80 |
50
|
38
|
|
|
|
Div. 5,8
|
68,9
|
|
|
|
|
|
Div. 6,6
|
60,6
|
|
|
|
|
|
Div. 7,4
|
54
|
|
|
|
|
|
seggi vinti
|
8
|
5
|
4
|
1
|
|
|
% seggi
|
44,4 %
|
27,7 %
|
22,2
|
5,5%
|
|
|
diff. %
voti-seggi |
+ 4,4%
|
+ 2,7%
|
+ 3,2%
|
- 4,5%
|
- 5% |
- 1%
|
Tranne che per la lista E, che rimane ancora
tagliata fuori, la penalizzazione percentuale per
la Lista D risulta attenuata grazie, appunto, alla
maggior ampiezza della circoscrizione. Il che
spiega la scelta, da parte del Toninellum, di
preferire un sistema di ripartizione a base
circoscrizionale, piuttosto che su base nazionale.
Se, infatti, nelle circoscrizioni più
grandi sarà possibile ottenere un seggio
anche al di sotto del 5%, chi comunque si
troverebbe al di sopra non riuscirebbe ad ottenere
altro che un mero diritto di tribuna, e questo a
causa della dispersione dei voti che non producono
seggi nelle circoscrizioni medio-piccole.
Il tutto, evidentemente, ad esclusivo vantaggio
delle prime 3 liste.
Come dire... un modo molto originale per fare una
legge elettorale per il bene degli elettori, e non
per garantire il miglior risultato per se stessi. |
Riforme.net
- 16 giugno 2014
Italicum e
Toninellum M5S: i lontani vicini
Franco
Ragusa
Alla fine il duo Grillo-Casaleggio ha aperto a
Renzi, in modo particolare sulla legge
elettorale. Un'apertura che pesa, visto che gli
si riconosce una legittimità in
precedenza sempre negata, non solo a lui, ma
anche all'intero Parlamento: "Renzi è
stato legittimato da un voto popolare e non a
maggioranza dai soli voti della direzione del
Pd".
E i sostenitori del Movimento 5 Stelle, come un
sol uomo, anziché interrogarsi sulle
implicazioni che una tale affermazione potrebbe
comportare, si sono ritrovati tutti ad
applaudire al colpo del ko che i due leader
avrebbero assestato: "ora smaschereremo Renzie ... ops, no,
Renzie non si può più dire
... smaschereremo Renzi".
Ma per l'appunto, cosa di meglio è stato
trovato per poter trattare, e così
smascherare, con il bischero di Firenze?
In pieno delirio da deriva berlusconiana, ci
viene sostanzialmente detto che con il voto alle
europee il popolo avrebbe scelto da chi essere
guidato; e poco importa, quindi, che a tenere in
piedi il Governo sia un Parlamento eletto con
l'incostituzionale Porcellum, o che il 41% del
58% faccia soltanto il 23% scarso degli aventi
diritto.
A ben vedere, un autogol come pochi.
Se Renzi è stato infatti legittimato dal
voto delle europee, e con lui l'attuale
Parlamento che gli fornisce i voti necessari per
andare avanti, di fatto lo rimarrebbe anche se
dicesse di NO alle proposte provenienti dal
rinnovato M5S.
Un rischio non si sa bene quanto messo in conto,
ritrovarsi un super Renzi che può
legittimamente dispensare Sì e No a
piacimento, ma che però potrebbe valere
la pena correre vista la possibilità di
intervenire sulla legge elettorale ora all'esame
del Senato.
Ma da dove potrebbe nascere tanta fiducia?
Dalla constatazione che il Toninellum (lo si
chiama così dal nome del deputato
Toninelli del M5S che ha messo su carta il
progetto di legge elettorale frutto delle
consultazioni in rete) potrebbe avere molti
punti di contatto con l'Italicum.
Se inoltre si legge bene il comunicato con il
quale Grillo e Casaleggio hanno riaperto a
Renzi, ci si trova di fronte ad una proposta di
trattativa molto aperta: "Se Renzi ritiene
che la legge M5S possa essere la base per una
discussione comune, il cui esito dovrà
comunque essere ratificato dagli iscritti al
M5S, Renzi batta un colpo."
Base di partenza, discussione comune, esito da
ratificare da parte degli iscritti, tutti chiari
elementi, questi, che stanno ad indicare che
quanto già votato in precedenza sul blog,
alla luce di una diversa elaborazione, potrebbe
essere rimesso in discussione dal nuovo voto.
La legge elaborata dal M5S, come ricordato da
Grillo e Casaleggio, è di impronta
proporzionale. Un proporzionale però
fortemente corretto, così come lo
è, attraverso altri meccanismi,
l'Italicum.
Entrambi i sistemi, inoltre, riducono fortemente
l'ampiezza delle circoscrizioni elettorali.
L'Italicum prevede collegi plurinominali piccoli
che mediamente eleggono 3-6 deputati; il
Toninellum prevede un misto di circoscrizioni
medio-piccole e 3 grandi.
Il primo lo fa per evitare di reintrodurre il
voto di preferenza attraverso le liste corte; il
secondo per favorire i partiti maggiori a danno
dei più piccoli, attraverso la
ripartizione dei seggi calcolata a livello di
singole circoscrizioni e non a livello
nazionale, come invece fa l'Italicum, in quanto
con circoscrizioni medio-piccole la soglia di
sbarramento implicita risulta essere molto
elevata, anche nell'ordine delle due cifre
percentuali in buona parte delle circoscrizioni.
Ed eccola quindi qui un'altra similitudine,
questa volta, però, tenuto conto degli
effetti concreti.
L'Italicum prevede espressamente alte soglie di
sbarramento; il Toninellum non le prevede in
forma esplicita, ma di fatto il meccanismo della
distribuzione dei seggi, a livello di singole
circoscrizioni e con il metodo del divisore
corretto al posto del proporzionale puro,
è tale da produrre forti livelli di
esclusione
C'è inoltre da tenere conto che dalle
consultazioni sul blog era emersa l'indicazione
di una soglia di sbarramento del 5%, ed è
stata solo l'elaborazione successiva, la messa
su carta operata dal deputato Toninelli, che ha
trasformato questo numero secco in una media da
realizzare attraverso il meccanismo del riparto
dei seggi su base circoscrizionale,
anziché su base nazionale. Un lavoro di
sintesi che potrebbe quindi essere senza
problemi modificato, vista la facilità
con la quale si è potuto in precedenza
interpretare i risultati della consultazione sul
blog.
Con piccole modifiche da una parte o dall'altra,
pertanto, tenuto conto che si parte per entrambi
da sistemi con circoscrizioni con pochi seggi da
distribuire e alte soglie di esclusione per le
liste minori, le soluzioni per incontrarsi
potrebbero in effetti non mancare.
Tanto più che il modello spagnolo, al
quale il Toninellum s'ispira (anche se
nell'ultima versione, rispetto a quella
depositata dal M5S al Senato nell'autunno
scorso, in maniera più attenuata), faceva
parte delle tre soluzioni che Renzi aveva
offerto come opzione neanche troppo tempo fa,
soltanto a gennaio 2014.
Lo scoglio più grande da superare
potrebbe essere costituito dal premio di
maggioranza, così come prevede
l'Italicum, al fine di garantire la maggioranza
parlamentare al primo arrivato
(peculiarità, questa, tutto italiana,
visto che negli altri sistemi parlamentari non
vi è alcun meccanismo in grado di
garantire al primo arrivato la maggioranza dei
seggi).
Il Toninellum, infatti, pur avvantaggiando in
maniera sostanziosa i partiti maggiori, non
prevede un esplicito premio di maggioranza,
neanche in misura ridotta.
Ma come prima evidenziato, c'è da tenere
conto della sequenza indicata dal comunicato,
"base di partenza, discussione comune, ratifica
da parte degli iscritti", per cui un altro voto
sul blog potrebbe essere possibile!
Del resto, visti i precedenti di Grillo
contro l'emendamento che voleva introdurre la
soglia minima al Porcellum e i continui inviti per
tornare al Mattarellum, cos'altro più
potrebbe sorprenderci?
Per approfondimenti sul Toninellum: Truffa #m5s sulla
#LeggeElettorale |
Riforme.net
- 8 luglio 2014
Peggio
dell'Italicum? Il Democratellum con doppio
turno
Franco
Ragusa
Con il sì al doppio turno, anche il
Movimento 5 Stelle si è infine piegato
alla logica renziana che chiede un vincitore
assoluto delle elezioni ad ogni costo.
A ben vedere i precedenti, però, le
premesse c'erano tutte.
La logica maggioritaria dell'asso piglia tutto
piace da sempre a Grillo, così come
dimostrato da più prese di posizione a
favore del Mattarellum e la levata di scudi,
nell'autunno 2012, contro l'introduzione della
soglia minima di voti per l'acquisizione del
premio di maggioranza con il Porcellum.
Mettendo insieme tutti i tasselli, quella del
Movimento 5 Stelle si sta infatti rivelando una
fine strategia per ottenere quello che, solo
all'apparenza, si dice di voler contrastare.
Non ci si lasci pertanto ingannare neanche dalle
condizioni poste: doppio turno sì, ma
solo se, a seguito di un primo turno con
proporzionale e senza sbarramenti, nessuna lista
sia riuscita a raggiungere la maggioranza dei
seggi.
L'obiettivo è sin troppo chiaro: va
cambiato il meccanismo per evitare il ricorso
alle coalizioni di più liste, così
da garantire al Movimento 5 Stelle maggiori
possibilità di arrivare tra le prime due
liste.
Frega cavoli, quindi, dei livelli di
rappresentatività effettiva.
Peraltro, trattandosi di un sistema che copia la
legge elettorale spagnola, il Democratellum del
M5S non è affatto un proporzionale puro,
in quanto si prevede l'assegnazione dei seggi a
livello circoscrizionale e non a livello
nazionale, con quindi soglie di sbarramento
implicite elevatissime per le circoscrizioni
medio-piccole, con un più un meccanismo
matematico di riparto che favorisce le forze
politiche maggiori a danno delle medio-piccole.
Laddove andasse inoltre in porto lo scambio
"preferenze - ulteriore riduzione dell'ampiezza
delle circoscrizioni", gli effetti correttivi,
in senso ancor più disproporzionale, del
Democratellum, risulterebbero devastanti anche
per forze politiche intorno al 10-12%.
Del resto, è stato lo stesso Toninelli,
nell'illustrare il progetto pentastellato, a
dichiarare che con il 40% dei voti potrebbe
essere possibile ottenere la maggioranza dei
seggi senza la necessità di un turno
supplementare.
Poco più, quindi, del 37% previsto
dall'Italicum.
Ma a rendere più distorsivo il
democratellum con doppio turno, è che
l'assenza delle coalizioni di liste finirebbe
per mettere a confronto, nel doppio turno, forze
politiche sostenute da un consenso elettorale
intorno al 25-30% (il risultato delle europee
non fa evidentemente testo, vista la scarsa
partecipazione al voto, per cui con meno voti di
Veltroni, Renzi ha portato a casa un 40% che
lascia il tempo che trova).
Forze politiche, pertanto, con un consenso
elettorale reale ben al di sotto di una
ragionevole soglia minima di voti, motivo per il
quale la Consulta ha già dichiarato
incostituzionale il Porcellum, a contendersi
l'asso piglia tutto.
Sì, va bene, si dirà, ma poi al
secondo turno si vince con più del 50%,
per cui la legittimazione sarebbe piena.
Ma il 50% di cosa?
Dei votanti del primo turno, a dimostrazione che
l'elettorato ha perfezionato i propri
intendimenti una volta chiamato ad esprimersi
per assegnare il premio di maggioranza? O il 50%
dei soli votanti al secondo turno, con la lista
vincente che per assurdo potrebbe addirittura
ottenere, così come succede spesso nei
ballottaggi per i sindaci, meno voti del turno
precedente?
"Chi partecipa decide", è la prima e
più ovvia obiezione, nonché
cavallo di battaglia anche del M5S.
Peccato, però, che nei doppi turni ci si
trova di fronte ad una consultazione drogata,
dove gli elettori non interessati ad assegnare
il premio di maggioranza ad una delle due liste
non possono contare, in netto contrasto con
quanto invece richiesto dalla Consulta: per
ottenere l'eventuale premio si deve godere del
consenso di una soglia minima di elettori;
elettori però liberi di scegliere.
Ed è appunto a questo che serve il doppio
turno tra sole due liste, per evitare di
soddisfare il requisito della soglia minima di
voti richiesto dalla Corte costituzionale, per
regalare così facili maggioranze
parlamentari senza un effettivo e verificabile
perfezionamento della volontà elettorale
(al riguardo, riforme.net ha sinora inutilmente
sollecitato le forze politiche per presentare
degli emendamenti
anti truffa).
Un regalo che così come prevedeva la
truffa del referendum Guzzetta per l'abolizione
delle coalizioni del Porcellum, non verrebbe
neanche più assegnato ad una coalizione
di liste più ampiamente rappresentativa
del corpo elettorale, bensì ad una
singola lista.
A voler quindi fare i conti della casalinga, sia
l'Italicum che il Democratellum con doppio turno
presentano medesime analogie e difetti:
1) al primo turno potrebbe essere possibile
ottenere la maggioranza dei seggi con
percentuali intorno al 40%;
2) il secondo turno, senza la previsione del
raggiungimento di una soglia minima di voti, in
riferimento ai votanti del primo turno, serve
soltanto per aggirare la sentenza della Consulta
contro il Porcellum;
3) i partiti medio-piccoli, in misura lievemente
diversa, risulterebbero fortemente penalizzati
(da tenere peraltro conto del ricatto del voto
utile, che si eserciterebbe in misura maggiore
in assenza delle coalizioni di liste);
4) il Democratellum, non prevedendo le
coalizioni di liste, risulterebbe addirittura
più distorsivo ai fini dell'assegnazione
del premio di maggioranza al secondo turno. |
20-07-2014 -
riforme.net
Dall'incontro
Pd-M5S... ecco a voi il super Porcellum
Al di là delle schermaglie
utili per gasare i propri sostenitori, qual
è la sintesi che conta dell'incontro
PD-M5S?
M5S accetta logica del doppio turno, ma chiede che
sia di lista e non di coalizione di liste. A Renzi
non è parso vero di dichiararsi d'accordo.
Ha qualche problema da risolvere con chi ha
già sottoscritto l'Italicum, ma magari
fosse.
Per inciso, nel 2009 è fallito il
referendum Guzzetta che chiedeva l'abolizione
delle coalizioni di liste. Chi era contrario
denunziava, per l'appunto, che dal Porcellum si
sarebbe passati al super Porcellum, visto che il
premio di maggioranza sarebbe andato ad un solo
partito, anziché ad una più ampia e
rappresentativa coalizione di liste.
M5S è contrario alle soglie di sbarramento,
ma durante l'incontro ha precisato pure che il suo
proporzionale per il primo turno contiene
meccanismi di sbarramento impliciti tali da
garantire un mero diritto di tribuna alle forze
minori.
Per dirla quindi con Renzi, lui sarà pure
autoritario, ma alla fin fine, M5S è molto
più vicino alle sue proposte di quanto non
sembri.
E sì che il tutto era facilmente
prevedibile:
"Italicum e
Toninellum M5S: i lontani vicini"
"Democratellum
contro Italicum: cambia l'abito, ma ..."
"Peggio
dell'Italicum? Il Democratellum con doppio turno"
|
Riforme.net
- 17 giugno 2015
Movimento 5
Stelle e Italicum: È scoppiato l'amore?
Franco Ragusa
L'enfant prodige del Movimento 5 Stelle, Luigi
Di Maio, con poche righe dalla sua pagina
Facebook è riuscito a trasmettere, senza
equivoci, l'opinione del Movimento 5 Stelle
riguardo all'Italicum: "La legge elettorale comunale ci
è avversa: prevedendo ammucchiate di 10
liste per ogni candidato sindaco, per noi
diventa un'impresa storica superare il primo
turno con una sola lista. Ma quando ci
riusciamo, al secondo turno il voto libero
(senza i soliti portatori di voti) ci premia.
Non vogliamo fare anche noi ammucchiate,
perché se vinci devi poter governare
liberamente. Senza capibastone che ti tirano
per la giacchetta. A livello nazionale
però correremo tutti con un'unica
lista. Quindi per le prossime elezioni o
cambiano la legge o a Palazzo Chigi è
meglio che preparino le valigie."
Ebbene sì, avete letto bene: al Movimento
5 Stelle l'Italicum piace. Nulla da dire contro
doppio turno e premio di maggioranza; e per
quanto riguarda altri dettagli, molto meglio
della legge elettorale per i Comuni.
Ma come, nel 2009 tutti a dire che il referendum
Guzzetta avrebbe trasformato il Porcellum in un
Super Porcellum, e questo proprio perché
proponeva la stessa cosa dell'Italicum,
l'assegnazione del premio di maggioranza non
più anche alle eventuali coalizioni, ma
solo ad una singola lista scarsamente
rappresentativa dell'intero corpo elettorale, ed
oggi l'On. Di Maio ce ne parla come di un
pregio?
Il referendum più fallito della storia
dei referendum in Italia, che entra nella legge
elettorale solo grazie ad un colpo di mano del
Governo Renzi (ricordate tutte quelle cose
là, come i vari golpe nelle commissioni,
il super emendamento, la fiducia, ecc...?), e
l'On. Di Maio oggi a dirci che no, meglio di
così ai 5 stelle non potrebbe andare?
A onestà del vero, va detto, non siamo di
fronte a dichiarazioni inattese, in quanto fu
proprio il portavoce Di Maio a chiedere a Renzi
l'abolizione delle coalizioni durante la diretta
streaming. Per cui sì, il prof. Guzzetta,
l'ideatore di quel referendum del 2009 che
avrebbe trasformato il Porcellum in un Super
Porcellum, oggi può ritenersi più
che soddisfatto: certificato e validato anche
dal Movimento 5 Stelle.
Ma tornando nuovamente alle poche righe di cui
sopra, l'illuminante Di Maio dice un'altra cosa,
molto più significativa, con il chiaro
scopo di alluderne ad un'altra: "o cambiano la
legge o a Palazzo Chigi è meglio che
preparino le valigie", con il che si
lascia intendere che se qualcuno proverà
a cambiare la legge elettorale, sarà solo
per non far vincere il Movimento 5 Stelle.
Prepariamoci, pertanto, come già successo
con il Porcellum, alle peggiori invettive di
Grillo contro chi, ragionevolmente,
proverà a demolire l'Italicum.
Come si ricorderà, infatti, prima delle
elezioni del 2013 fu proprio il Blog di Grillo
il primo a tuonare, prendendosela anche con
Bruxelles, contro le proposte di modifiche che
chiedevano l'inserimento della soglia minima di
voti ai fini dell'assegnazione del premio di
maggioranza: "di
fronte al colpo di Stato del cambiamento della
legge elettorale in corsa e al tetto del 42,5%
per il premio di maggioranza per impedire a
tavolino la possibile vittoria del M5S ... la
UE tace".
Sì, insomma, all'apprendista stregone
importava solo poter vincere le elezioni,
costituzionale o no che fosse il premio di
maggioranza senza soglia minima di voti.
Il seguito è storia nota. Per pochi voti
di differenza, alla Camera dei Deputati il
"centrosinistra" finì per spuntarla sul
centrodestra, per cui oggi il PD può
vantare un numero di Deputati tre volte
superiore al numero dei Deputati del Movimento 5
Stelle, e questo nonostante abbiano entrambi
ottenuto più o meno lo stesso numero di
voti. Fosse andata avanti quella modifica tanto
osteggiata da Grillo, oggi vi sarebbero ben
altri equilibri in Parlamento e di Renzi ne
sentiremmo parlare, forse, solo per qualche
comparsata ad Amici.
Oggi come ieri, pertanto, potremmo assistere al
ripetersi del teatro dell'assurdo, con il
Movimento 5 Stelle schierato a difesa della
legge elettorale (incostituzionale) vigente,
l'Italicum, e questo nonostante i tanti buoni
motivi che dovrebbero indurre a modificarla, a
partire dal trucco del turno di ballottaggio
aggira soglia (al primo turno si può
acquisire il premio di maggioranza solo se con
almeno il 40% dei voti validi).
Un turno di ballottaggio dove lo scopo non
è quello di consentire all'elettore che
non ha votato una delle prime due liste di
perfezionare il proprio voto, libero però
di scegliere consapevolmente se sostenere o no
una delle due liste, bensì quello di
imporre a questo elettore di votarle per forza o
di rimanere a casa.
Da un lato un sistema costituzionale che chiede
la verifica del consenso minimo necessario ai
fini dell'assegnazione del premio di
maggioranza; dall'altro, però, un turno
di ballottaggio dove questa verifica perde di
significato.
Non solo, infatti, non vi è più
alcun legame, ai fini del computo del numero
minimo di voti da conseguire, con il livello di
partecipazione al voto del primo turno, per cui,
pur prendendo meno voti del turno precedente, si
potrebbe lo stesso vincere il ballottaggio ed
ottenere il premio di maggioranza; ma
all'elettore non è altresì
consentito esprimere un voto valido contrario
all'assegnazione del premio di maggioranza.
Un sistema
schizofrenico dove al primo turno il non
consenso per una delle due liste maggiori
può impedire l'assegnazione del premio di
maggioranza; al ballottaggio invece no,
perché qualsiasi comportamento elettorale
che non sia un voto diretto verso una delle due
forze politiche maggiori non conta, e poco
importa se ad aggiudicarsi la prossima
maggioranza parlamentare sarà una forza
politica sostenuta da meno del 25-39% degli
elettori che hanno votato al primo turno.
Né più e né meno di quanto
già avviene con l'elezione dei Sindaci, si
dirà.
Un'obiezione, questa, facilmente superabile, in
quanto non tiene conto di quanto ricordato dalla
Consulta proprio in occasione della sentenza di
incostituzionalità del Porcellum: "le assemblee
parlamentari sono sedi esclusive della
«rappresentanza politica
nazionale» (art. 67 Cost.), si fondano
sull’espressione del voto e quindi della
sovranità popolare, ed in virtù di
ciò ad esse sono affidate funzioni
fondamentali, dotate di «una
caratterizzazione tipica ed infungibile»
(sentenza n. 106 del 2002), fra le quali vi
sono, accanto a quelle di indirizzo e
controllo del governo, anche le delicate
funzioni connesse alla stessa garanzia della
Costituzione (art. 138 Cost.): ciò che
peraltro distingue il Parlamento da altre
assemblee rappresentative di enti
territoriali."
Quando, quindi, l'On. Di Maio afferma "devi poter
governare liberamente", fa riferimento
ad un Parlamento conforme alla sentenza che ha
dichiarato l'incostituzionalità del
Porcellum, o ad un Parlamento quale che sia,
l'importante è che vi siano le condizioni
per la vittoria del Movimento 5 Stelle?
A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si
azzecca.
Di sicuro c'è che anche il Movimento 5
Stelle, per quanto lontano dal 40% necessario
per ottenere il premio di maggioranza sin dal
primo turno, potrebbe avere i numeri sufficienti
per sperare di arrivare al ballottaggio e
vincerlo; sempre che, ovviamente, l'Italicum
rimanga così com'è! |
Riforme.net
- 19 ottobre 2015
Dall'esperto
Aldo Giannuli, curiosi pretesti per una
curiosa difesa d'ufficio dell'Italicum.
Franco Ragusa
È sorprendente come anche una mente come
quella di Aldo Giannuli sia infine caduta nella
sindrome dell'accerchiato.
Nel criticare le voci sulle possibili modifiche
da apportare all'Italicum (Legge
elettorale: cosa vuole Napolitano),
anziché porre al centro dell'attenzione
la questione vera, e cioè che l'Italicum
è fortemente viziato da profili di
incostituzionalità, anche lo stimato
analista ha finito per portare acqua alle
ragioni del Movimento 5 Stelle contro tutte le
possibili modifiche che potrebbero impedirne la
vittoria.
Ma vediamo le argomentazioni maggiori.
Premio alla
singola lista o anche alle coalizioni di
liste?
Considerato l'impianto dell'Italicum, una sorta
di Porcellum mascherato con il trucco del doppio
turno senza requisiti (a tutti gli effetti un
premio di maggioranza senza previsione di
soglia, come spiegato al punto successivo),
consegnare la vittoria ad una singola lista
significherebbe consegnare il Paese ad una forza
politica fortemente minoritaria. Al riguardo
c'è da ricordare il referendum Guzzetta
con il quale nel 2009 si voleva per l'appunto
abrogare la possibilità del premio alle
coalizioni.
E' stato combattuto e battuto con la più
semplice delle constatazioni: si sarebbe passati
"dal Porcellum al Super Porcellum".
Fatta questa doverosa premessa, la più
semplice delle domande: come e perché,
ora, il Super Porcellum dovrebbe invece
piacerci?
Solo perché tale soluzione piace tanto al
Movimento 5 Stelle?
Anche su questo aspetto c'è peraltro da
fare esercizio di memoria: fu proprio l'M5S a
proporre a Renzi, durante gli incontri sulla
legge elettorale tenuti con il PD, l'abolizione
del premio alle coalizioni. Della serie: se
Renzi è un antidemocratico che vorrebbe
poter governare da solo e senza voti veri, non
è che il Movimento 5 Stelle sia tanto da
meno.
Abolizione del
secondo turno.
L'Italicum, sostiene Giannuli, tornerebbe ad
essere incostituzionale a causa del premio di
maggioranza che potrebbe essere acquisito con il
40% dei voti e, quindi, da doversi ritenere
eccessivo per quanto deciso dalla Consulta con
il Porcellum.
Ma messa così, l'Italicum sarebbe in ogni
caso incostituzionale, anche mantenendo la
previsione del secondo turno, vista la
possibilità di poter comunque accedere al
premio già al primo turno se raggiunta la
fatidica soglia del 40%.
Inoltre, ma su questo Giannuli non fa
considerazioni nell'articolo, se il premio
è da considerare eccessivo avendo
ottenuto il 40% dei voti al primo turno, come e
perché un numero minore di voti, ottenuto
con il ballottaggio, potrebbe invece farlo
ritenere legittimo?
Il ballottaggio dell'Italicum non prevede
infatti alcun criterio per la validità
del risultato. Non un numero minimo di votanti,
così come non prevede che sia verificato
l'effettivo perfezionamento della volontà
elettorale in riferimento ai numeri che al primo
turno potrebbero non consentire di ottenere il
premio. Se al primo turno, in riferimento ai
voti validi, serve il consenso di un tot numero
di voti, come e perché lo stesso numero
di voti non viene poi richiesto anche per il
ballottaggio, nascondendo il tutto dietro la
truffa delle astratte percentuali dei soli voti
validi di chi si reca a votare ai ballottaggi?
Né più e né meno di quanto
già avviene con l'elezione dei Sindaci,
si dirà.
Un'obiezione, questa, però facilmente
superabile, tenuto conto di quanto enunciato
dalla Consulta proprio in occasione della
sentenza di incostituzionalità del
Porcellum: "le
assemblee parlamentari sono sedi esclusive
della «rappresentanza politica
nazionale» (art. 67 Cost.), si fondano
sull’espressione del voto e quindi della
sovranità popolare, ed in virtù
di ciò ad esse sono affidate funzioni
fondamentali, dotate di «una
caratterizzazione tipica ed infungibile»
(sentenza n. 106 del 2002), fra le quali vi
sono, accanto a quelle di indirizzo e
controllo del governo, anche le delicate
funzioni connesse alla stessa garanzia della
Costituzione (art. 138 Cost.): ciò che
peraltro distingue il Parlamento da altre
assemblee rappresentative di enti
territoriali."
Insomma, non si mischiano i chiodi con patate.
Nulla da dire, infine, sulla terza
considerazione riguardo l'eventuale abbassamento
della soglia al 35%.
Senza alcun dubbio, il premio sarebbe da
ritenere eccessivo.
Ma su questo non serviva certo l'opinione di un
esperto della materia. Per quanto, forse, anche
dalle parti del Movimento 5 Stelle l'ipotesi
potrebbe non dispiacere.
Vedremo. |
Riforme.net
- 3 luglio 2016
L'Italicum e i
"soloni" dell'inemendabilità
Franco Ragusa
La calendarizzazione alla Camera di una
mozione di SI per valutare gli aspetti ritenuti
incostituzionali dell'Italicum, se non ha di per
sé riaperto la partita per rimettervi mano,
ha sicuramente avuto il merito di far emergere i
doppi ed i tripli giochi che da anni
caratterizzano la discussione sulla legge
elettorale.
Renzi è un baro, ha tuonanto Grillo.
Premesso che ufficialmente Renzi e i renziani
continuano a rimanere fedelissimi al pessimo testo
licenziato dal Parlamento, ma anche se fosse?
Anzi, diciamo che Renzi è sicuramente un
baro.
L'Italicum allora non si tocca per far dispetto a
Renzi che è un baro?
Sino a ieri l'Italicum era la madre di tutte le
emergenze democratiche, ma dopo la mozione di SI,
che per l'appunto ne richiama l'anti
democraticità, no, non lo è
più?
Dice qualcuno che gli italiani hanno altre
urgenze, e che l'esercizio della sovranità,
dopo oltre 20 anni, potendo finalmente utilizzare
una legge elettorale costituzionale,
macché, lo sanno tutti che con la legge
elettorale non si mangia.
Del resto, poi, continuano quelli usi a rilanciare
più in alto per avere la scusa per non
fare, l'Italicum non potrebbe essere emendato: va
cancellato e riscritto.
Ma perché l'Italicum non potrebbe essere
emendato?
Il ballottaggio è un trucco per aggirare la
sentenza della Consulta sulla soglia minima di
voti per l'assegnazione del premio di maggioranza?
Certamente sì, per cui si cancella il
ballottaggio è il problema non c'è
più.
Il 40% di voti, per l'assegnazione del premio di
maggioranza, è una soglia minima di voti
ancora troppo bassa?
Giusto, alziamo questa percentuale: 45%? 48%?
Non ci piaccioni i capilista bloccati?
Un tratto di penna e non ci sono più.
Insomma, con due o tre emendamenti l'Italicum
diverrebbe una legge proporzionale con moderato
premio di maggioranza e con soglia di sbarramento
al 3%.
Per la miseria, quasi che in Germania.
A proposito: per far dispetto ai tedeschi, con
un'altra riga si potrebbe cancellare anche la
soglia di sbarramento.
Chiarito, quindi, che l'Italicum è sin
troppo facilmente emendabile, come e perché
sostenere il contrario?
Perché va sostituito?
Ma soprattutto, con cosa sostituirlo?
Il Movimento 5 Stelle, ad esempio, è
ripartito alla carica con il suo Democratellum, un
impianto di legge elettorale non meno truffaldino
dell'Italicum.
Un proporzionale sensibilmente corretto che
riprende la legge elettorale spagnola ed in grado,
come l'Italicum, di regalare un ricco pacchetto di
seggi alla prima forza politica sino al
raggiungimento di una facile maggioranza con un
consenso elettorale intorno al 40% dei voti: un
premio non dichiarato ma che c'è,
così come più volte esposto dal
deputato di punta Toninelli.
Ma peggio dell'Italicum, pur in assenza di soglie
di sbarramento esplicitamente previste, per la
metodologia adottata per il calcolo e la
distribuzione dei seggi, divisore corretto su base
circoscrizionale e tante piccole-medie
circoscrizioni con pochi seggi da assegnare, la
soglia di sbarramento implicita si attesterebbe,
dai conti fatti dallo stesso M5S, intorno al 5% a
livello globale (per approfondimenti: http://www.riforme.net/2014/rass14-11.htm).
E sappiamo bene a cosa servano le alte soglia di
sbarramento, esplicite o nascoste che siano:
condizionare il voto degli elettori per
costringerli alla logica del voto utile,
cioè non sprecare il loro voto scegliendo
forze politiche minori, a tutto vantaggio di
quelle maggiori. E questo condizionamento
sarà particolarmente sentito per quelle
circoscrizioni dove lo sbarramento implicito
sarà di gran lunga superiore al 5%.
Ma non c'è solo il Movimento 5 Stelle a
sostenere che l'Italicum non si può
emendare.
Tra le varie ipotesi in campo di sostituzione in
toto, eccoli di nuovo qui i nostalgici del
Mattarellum, formalmente all'attacco
dell'Italicum, ma sostanzialmente a sostenere i
medesimi difetti.
Sono contrari ai capilista bloccati, ma nulla da
dire contro quei candidati dei collegi uninominali
che sì, erano tutti bloccati. Il voto,
infatti, che serviva per favorire la maggioranza
parlamentare per la lista preferita dall'elettore,
coincideva con il nome dell'unico candidato per la
lista presente nel collegio. Più nominati
di così!
E guai a riflettere sul regalo di seggi che il
Mattarellum potrebbe essere in grado di assegnare
ad una forza politica anche solo al 30%. Anche in
questo caso, nessun premio di maggioranza
dichiarato, ma se per vincere il collegio è
sufficiente prendere un voto in più e li
vinci tutti o buona parte con un consenso
elettorale intorno al 30-35%, altro che Porcellum
o Italicum. Anzi, a ben vedere, ancor più
incostituzionale.
È bene quindi chiamare le cose con il
loro vero nome: rifiutare di discutere di
modifiche all'Italicum nasconde soltanto
l'interesse a che non si discuta la sostanza
dell'italicum, e cioè il facile premio di
maggioranza.
È questa la vera posta del contendere che
oggi interessa a pochi mettere in discussione.
Il resto ... tutte chiacchiere! |
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