Riforme Istituzionali
Referendum 2006 - Documenti
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Sull'argomento si vedano anche:
Costituzione vigente, testo della riforma e controproposta del centrosinistra a confronto (all'interno di "Una riforma sbagliata" - CGIL Veneto)
31-05-2006Referendum: è ora di fare chiarezza tra "mezzi No", "Sì mascherati" e ricerca di "maggioranze trasversali" - Riforme.net
31-05-2006Referendum, votare «no» per avviare una Costituente - Corriere.it - A. Barbera, S. Ceccanti
27-05-2006 - REFERENDUM - L’insidia del «NI» - Corriere.it - G. Sartori


 

No al referendum per una riforma migliore

27 maggio ore 14

1. Ci sentiamo impegnati per il  "No" nel referendum sulla riforma costituzionale e nel contempo riteniamo doveroso precisare le nostre posizioni a favore di una riforma migliore. Non crediamo né giusto, né opportuno, né corretto, che lo schieramento a  favore del No sia indistinto e generico, tale da ingenerare l’idea che il No significhi la fine di un percorso necessario per il Paese. Siamo così convinti di rafforzare lo schieramento per il No ampliandone la base a chi altrimenti si sentirebbe tentato dall’astensione tra due alternative entrambe avvertite come lontane dalla propria posizione di merito e deformanti della realtà.
Siamo infatti contro questa riforma perché i meccanismi in essa prescelti distorcono o addirittura capovolgono i punti di partenza ispirati ad alcuni validi principi (legittimazione diretta del Primo Ministro, superamento del bicameralismo perfetto, riduzione del numero dei parlamentari, rafforzamento del sistema delle autonomie).
L'obiettivo del rafforzamento del governo è infatti contraddetto in taluni passaggi sino ad indebolirne pesantemente l'azione. Da un lato l’obbiettivo della coerenza delle maggioranze è costruito in maniera tale da rendere i governi prigionieri di esigue minoranze  interne alla maggioranza – al punto di spostare in capo ad esse il potere di provocare lo scioglimento anticipato della legislatura - e dall’altro la composizione e i poteri di veto del cosiddetto Senato federale permangono tali da costituire un pesante ostacolo all’esercizio della funzione di governo e al limpido esercizio della funzione legislativa. La composizione e i poteri di veto dello stesso sono tali  da offuscare e contraddire la scelta, pur importante e apprezzabile, di sottrarre allo stesso (ma con decorrenza dal 2011) il voto di fiducia e taluni poteri di indirizzo politico. Insomma ciò che è tolto con una mano (il potere fiduciario) è restituito surrettiziamente con l’altra (un abnorme potere di veto).
L’obbiettivo della costruzione di un federalismo moderno ed efficiente – tanto conclamato dalla Lega Nord- è contraddetto dalla previsione di limiti tali da soffocare le autonomie regionali. Le burocrazie centrali e i gruppi di pressione nazionali saranno così resi protagonisti del rapporto Stato-regioni. Le sovrapposizioni di competenze (talvolta definendo “esclusive” sia le competenze statali sia quelle regionali sulla stessa materia) aumenteranno il contenzioso presso la Corte costituzionale, mentre per di più si moltiplicano oltre misura gli accessi ad essa col rischio di paralisi dell’organo.
La Costituzione repubblicana ne esce in ogni modo stravolta e indebolita. Se non si riuscisse a fermare  questa riforma  con il voto popolare avremmo governi e maggioranze più deboli  ed autonomie regionali meno garantite.

2.   Per i suddetti motivi denunciamo il tentativo dei partiti che l’hanno approvata di presentare il testo di  riforma come adeguato al rafforzamento del governo e alla costruzione del federalismo e per questo motivo non condividiamo anche il simmetrico ricorso di alcuni oppositori del testo ad allarmismi esagerati e ingiustificati sui poteri del Primo Ministro e sulla divisione dell’Italia. Per bocciare il testo, basta e avanza criticare ciò che c’è davvero, senza bisogno di aggiungere ulteriori pericoli e c’è bisogno di indicare esplicitamente una prospettiva migliore di riforma.

3. Ci impegniamo pertanto a respingere questo confuso progetto sottoposto a referendum, ma affermiamo con pari forza, fin da adesso, che una volta che esso sia stato bocciato, ci sarà ancora bisogno di riforme istituzionali realmente in grado di rinnovare e di far funzionare in modo efficiente ed efficace le nostre istituzioni. E su questo riteniamo necessario che si esprimano chiaramente partiti e movimenti che intendono battersi per il “No”.
Una  nuova riforma costituzionale  dovrà  sancire con chiarezza che spetta solo agli elettori scegliere il governo per l'intera legislatura e che a tale scopo vanno riconosciuti al Primo Ministro quei poteri che consentono allo stesso di mantenere coesa la maggioranza, ivi compresa, con adeguati contrappesi, la proposta di ricorso anticipato alle urne, prevista nei principali ordinamenti europei.
Il bipolarismo, e i governi di legislatura che ne conseguono, sono ormai acquisiti nella cultura politica di un gran numero di italiani, siano essi elettori del centrodestra che  del centrosinistra, e hanno trovato una clamorosa conferma nella grande partecipazione alle primarie del centrosinistra e nella stessa ampia partecipazione alle elezioni politiche dell’aprile scorso.
Una incisiva riforma costituzionale dovrà altresì eliminare il cosiddetto bicameralismo perfetto voluto dai costituenti, sconosciuto in altre democrazie proprio perché incompatibile con la logica di un  robusto governo parlamentare e che – come in più occasioni denunciato da un vasto schieramento - ha dimostrato di non funzionare.

4. Non pochi limiti del quadro istituzionale rischiano di essere aggravati dalla controriforma elettorale che produce pericolosi effetti di indebolimento del bipolarismo, di rafforzamento di alcune oligarchie partitiche e di conseguente allontanamento degli eletti dagli elettori.
Per questo crediamo, innanzitutto, che si debba da subito, urgentemente, mettere in cantiere il ritorno al collegio uninominale, perfezionato col ricorso ad elezioni primarie, che consente di ritornare ad un rapporto reale degli eletti con gli elettori e a creare maggioranze più solide ed omogenee.
In ogni caso solo agli elettori spetta scegliere il Governo nelle elezioni politiche per l‘intera legislatura, senza aprire la strada ad inaccettabili forme di trasformismo post-elettorale.

5. Nel contempo andrà ben delimitata un’area significativa di decisioni da sottrarre alla secca riproposizione della contrapposizione tra maggioranza e opposizione. Ci riferiamo alle decisioni relative alle regole  elettorali, a quelle relative alle garanzie per l’ opposizione, fino a materie come la bioetica, ed altre materie eticamente sensibili, che per loro natura richiedono convergenze capaci di reggere al variare delle alternanze politiche. Le garanzie andranno costruite nel bipolarismo e non dal bipolarismo: cioè devono essere tali da bilanciare razionalmente la forza delle maggioranze tutelando i diritti dei singoli cittadini e dell’opposizione parlamentare. Bisogna però evitare di bloccare il sistema con anomali poteri di veto che portino a forme di consociazione che dissolvano il principio di responsabilità di chi governa. Non si tratta di innalzare in modo indiscriminato i quorum di approvazione, ma per lo più di concordare in via convenzionale di non procedere da soli a scelte unilaterali o anche di consentire che alcune decisioni vengano spostate su organi terzi e non all’arbitrio della maggioranza: ad esempio il giudizio sulla regolarità dei risultati elettorali non può essere attribuito in modo insindacabile ad organismi parlamentari, ma consentito un ricorso in appello alla Corte costituzionale.
In questo quadro andranno fissate in Costituzione regole nuove per l’informazione e la comunicazione politica, pubblica e privata, i cui problemi non si esauriscono con la pur essenziale rimozione del conflitto di interessi.

6. Voteremo “No”, altresì,  alla  devoluzione dei poteri voluta dalla Lega Nord. Ma la nostra nuova proposta di riforma deve riprendere le modifiche, tra cui la rimodulazione delle materie trasferite alle Regioni, che correggono alcuni errori per eccesso dell’incompleta e incoerente riforma approvata cinque anni fa dal centrosinistra che pur si muoveva in una direzione complessivamente condivisibile.  Diciamo questo per doverosa chiarezza politica e per evitare che siano ingannati quei settori dell’elettorato del Nord che credono nel federalismo. Ma lo diciamo anche per sottolineare come non sia possibile limitarsi  a bloccare questa  pasticciata riforma e tenere poi in vita così com’è la riforma del 2001,con  effetti nocivi sia per lo Stato sia per  le Regioni .
Anche in questo caso, una volta bocciato il progetto, sarà necessario perciò ripensare in modo organico l’assetto dello Stato con un’incisiva riforma costituzionale che, abrogando parti della  riforma  del 2001, e correggendo la stessa Costituzione del 1948, riorganizzi i livelli territoriali di governo e assicuri insieme l’autorità dello Stato nazionale e un forte decentramento dei poteri,  superando sia tentazioni e pratiche centralistiche e sia regressioni e pratiche localistiche, che soffocano, entrambi, con una perversa tenaglia, lo sviluppo economico del Paese.
In ogni caso la riforma del Titolo V varata nel 2001 va completata con i necessari strumenti di cooperazione, primo fra tutti un Senato realmente rappresentativo delle Regioni, slegato dal rapporto fiduciario col Governo e quindi dalla logica maggioranza-opposizione, chiamato ad essere la sede prima della cooperazione e non grave intralcio alla governabilità, come è invece concepito dalla riforma sottoposta a referendum.

7. Per far questo dovremo rilanciare l’invito a “riscrivere insieme” le riforme necessarie della Costituzione trovando momenti di collaborazione parlamentare fra maggioranza ed opposizione. Tenendo conto della inadeguatezza della procedura prevista dall’articolo 138 (che ha favorito riforme frutto di maggioranze di governo) e dell’usura dello strumento delle Commissioni Bicamerali occorre, fin da adesso, progettare  strumenti nuovi.
A tal fine si può ipotizzare – come avvenuto “con il metodo Convenzione” per la Costituzione europea – un percorso straordinario costituente (se non un’Assemblea Costituente, a cui alcuni di noi pensano), un organo composto da un numero ristretto di membri, coinvolgendo parlamentari scelti in maniera paritaria tra i due schieramenti, rappresentanze regionali, locali ed europee, esponenti del mondo universitario e delle realtà sociali ed economiche. Giungendo così a scrivere un progetto di revisione che per l’autorevolezza dei suoi membri, e per la loro rappresentatività, sia in grado di essere approvato rapidamente dal Parlamento (eventualmente  adottando procedure di tipo redigente) e ratificato da un referendum popolare.

8.Per questo voteremo “no” nel referendum. Per questo ci organizziamo per collaborare ad un’ampia partecipazione riformatrice in modo chiaramente distinto da coloro che si battono per il No in modo generico o perché ritengono di dover chiudere la stagione delle riforme. Ci batteremo insieme per mettere in moto un’iniziativa che realizzi un grande consenso nazionale su un progetto alto di riforma. E chiederemo, in particolare, di battersi con noi anche a quanti, nell’uno e nell’altro schieramento, hanno condiviso, con i referendum elettorali del 1991 e del 1993, le battaglie e le speranze per un’Italia più moderna.
Il nostro programma è quindi semplice: NO a questa riforma, SI’ ad un incisivo processo costituente, che rafforzi la Costituzione del 1948. Un serio patriottismo costituzionale va manifestato adeguando la Costituzione, non chiudendosi nelle strettoie di un assoluto conservatorismo.

Primi firmatari tra i circa 200 già pervenuti

1.    Michele Agostini
2. Ubaldo Alifuoco
3. Sesa Amici
4. Filippo Andreatta
5. Pantaleone Annunziata
6. Associazione Valdo Magnani di Reggio Emilia
7. Augusto Barbera
8. Massimo Barrella
9. Marcello Basso
10. Gianni Bechelli
11. Claudio Bellavita
12. Enrica Belli
13. Paolo Benesperi
14. Giuseppe Berta
15. Alessandro Bertini
16. Monica Bettoni
17. Giovanni Bianchi
18. Giovanni Bianco
19. Salvatore Biasco
20. Giuseppe Bicocchi
21. Paolo Bonari
22. Salvatore Bonfiglio
23. Simona Borello
24. Piero Borla
25. Carlo Bossi
26. Lidia Brilli
27. Willer Bordon
28. Paolo Bosi
29. Stefano Brogi
30. Luigi Brossa
31. Gianfranco Brunelli
32. Anna Bucciarelli
33. Marco Campione
34. Giuseppe Campo
35. Giliberto Capano
36. Bruno Ceppitelli
37. Stefano Ceccanti
38. Giovanni Celenta
39. Franca Chiaromonte
40. Emanuele Ciancio
41. Bartolo Ciccardini
42. Angelo Cifatte
43. Tommaso Ciuffoletti
44. Claudio Colombo
45. Pino Casentino
46. Umberto Croppi
47. Salvatore Curreri
48. Antonio Dainelli
49. Natale D’Amico
50. Cinzia Dato
51. Franco Debenedetti
52. Patrizio Del Prete
53. Francesco De Notaris
54. Danilo Di Matteo
55. Francesco Di Nisio
56. Andrea Drezzadore
57. Maria Chiara Esposito
58. Sergio Fabbrini
59. Stefano Facchi
60. Luciano Fasano
61. Stefano Fassina
62. Nicola Favati
63. Vittorio Ferla
64. Anna Ferrario
65. Andrea Ferrazzi
66. Rachele Filippetto
67. Deo Fogliazza
68. Federico Formisano
69. Roberto Franceschetti
70. Antonio Funiciello
71. Sabato Fusco
72. Paola Gaiotti
73. Elisa Garosi
74. Paolo Giaretta
75. Gregorio Gitti
76. Stefano Goracci
77. Nino Grazzani
78. Michele Guarda
79. Romolo Guasco
80. Luciano Guerzoni
81. Angelica Guidi
82. Pietro Ichino
83. Riccardo Illy
84. Berardo Impegno
85. Pasquale Improta
86. Francesca Izzo
87. Lucio Lapalorcia
88. Michele Lucchesi
89. Walter Lunardi
90. Miriam Mafai
91. Claudia Mancina
92. Susanna Mancini
93. Stelio Mangiameli
94. Armando Mannino
95. Pierluigi Mantini
96. Silvio Mantovani
97. Alessandro Maran
98. Luigi Marattin
99. Alberto Martinelli
100. Carla Martino
101. Marco Martorelli
102. Bruno Marzocchi
103. Pietro Marzotto
104. Diego Masi
105. Oreste Massari
106. Giovanna Melandri
107. Stefano Merlini
108. Paolo Messa
109. Giovanni Militerno
110. Fabrizio Molina
111. Enrico Morando
112. Andrea Morezzi
113. Andrea Morrone
114. Enzo Musco
115. Tommaso Nannicini
116. Salvatore Antonio Nappi
117. Paolo Naso
118. Beppe Navello
119. Massimo Negarville
120. Magda Negri
121. Isabella Nespoli
122. Franco Osculati
123. Graziella Pagano
124. Ruggero Paladini
125. Letizia Paolozzi
126. Giovanni Pellegrino
127. Mario Pernechele
128. Antonio Perrelli
129. Alessandro Petretto
130. Roberta Pinotti
131. Gabriella Pistone
132. Antonio Polito
133. Paolo Pombeni
134. Elisa Pozza Tasca
135. Franca Prisco
136. Erminio Quartiani
137. Giulio Quercini
138. Giorgio Radaelli
139. Pippo Ranci
140. Beatrice Rangoni Macchiavelli
141. Umberto Ranieri
142. Margherita Raveraira
143. Ugo Retis
144. Vito Riggio
145. Michele Rizzi
146. Mario Romano
147. Gian Enrico Rusconi
148. Riccardo Saccenti
149. Mimmo Sacco
150. Michele Salvati
151. Gianluca Salvatori
152. Carlo Scognamiglio Pasini
153. Mario Segni
154. Eugenio Somaini
155. Francesco Soro
156. Pierluigi Sorti
157. Antonio Spignoli
158. Maria Antonietta Spiller
159. Ferdinando Targetti
160. Giglia Tedesco
161. Francesco Tempestini
162. Sandro Tesini
163. Fulvio Tessitore
164. Chicco Testa
165. Domenico Ticozzi
166. Silvano Toffolutti
167. Diego Toma
168. Giorgio Tonini
169. Gianni Toniolo
170. Aldo Torchiaro
171. Francesco Totino
172. Giulio Vaccaio
173. Salvatore Vassallo
174. Adriano Verlato
175. Mirta Alessia Verlato
176. Roberto Vitali
177. Luigi Viviani
178. Fulvia Zinno


 
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