21/07/2001
Lo Stato di polizia e la sospensione dei diritti costituzionali in atto
nella città di Genova a tutela del G8 confermano, se mai ce ne fosse
stato bisogno, che le costituzioni democratiche cosiddette "occidentali"
sono per lo più dei fogli di carta straccia.
Il rispetto delle regole, infatti, deve valere soltanto per i comuni
cittadini. Diversamente, come se nessuna rivoluzione "borghese" e costituzionale
fosse mai avvenuta, i nostri governanti, forma moderna dei "Re Sole", non
hanno alcun obbligo nei confronti dei diritti dei cittadini: senza che
sia lasciata alcuna possibilità d'intervento e di tutela dei diritti
attraverso i normali canali della dialettica democratica, possono fare
e disfare, sospendere diritti e blindare intere città per garantire
la sicurezza ad un vertice dove i governi di 8 paesi s'incontrano per decidere
i destini di miliardi di persone.
Il G8 vale più dei diritti degli abitanti del mondo globalizzato,
figuriamoci dei diritti degli abitanti di una cittadina come Genova; il
G8 vale più del diritto alla libera circolazione; il G8 vale più
dei trattati internazionali sulla libera circolazione; il G8 vale più
del diritto alla libertà di espressione; il G8, infine, come forma
suprema di autolegittimazione in grado di trasformare la violenza dei regimi
contro i diritti costituzionali e universali in un problema di "legittima"
difesa dell'ordine pubblico.
Il Vice presidente del Consiglio, l'On. Fini, ha infatti così
interpretato i drammatici fatti di Genova: la legittima difesa è
un diritto previsto dal codice.
Peccato, però, che lo stesso diritto non venga riconosciuto
anche a chi, per legittima e doverosa difesa dei propri diritti, si trovi
costretto a dover fronteggiare, per superare un'assurda e umiliante linea
rossa, un esercito di forze dell'ordine in assetto di guerra.
No, anche in questo caso, i diritti dei cittadini non esistono: il
sovrano dispone e i sudditi debbono obbedire.
E' per questo che, senza false ipocrisie, chi scrive non se la sente
di condannare nessuno dei manifestanti anti G8.
Come criticare, infatti, chi le "ha date per primo" vista la violenza
delle forze dell'ordine anche e soprattutto nei confronti di chi ha avuto
il solo torto di essere a Genova, inerme, per rivendicare il rispetto di
diritti insopprimibili?
Nella borgata dove sono cresciuto la regola principale per la difesa
personale era una soltanto: "menare per primi che si mena due volte e non
ci si fa male".
Insomma, On. Fini, i suoi deliranti appelli alle forme estreme di legittima
difesa possono ben essere raccolti e praticati; l'unica speranza che rimane,
ma visti i presupposti c'è ben poco da sperare, è che il
pubblico che la segue non sia troppo vasto.
Franco Ragusa
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